LORO E NOI - 28/03/2025
 
Caccia al traditore

Si stanno esercitando. Le tensioni lungo alcune linee di faglia dell’assetto imperialistico stanno facendosi più acute, gli attriti si ispessiscono e vanno in scena anche in Italia le prove di mobilitazione per i futuri confronti tra potenze imperialiste.
Ciò che oggi è stato messo in moto è solo una piccola anticipazione, vedremo ben altre campagne propagandistiche e ben altre ondate repressive per chi non si adegua. Ma è comunque utile osservare questi sviluppi, cogliere in essi il segno dei tempi e la loro capacità, più che altri momenti, di fare chiarezza sulla natura di forze e ambienti politici. Interessante è notare come, nel perorare il riarmo europeo e la compiuta formazione di uno Stato imperialista continentale, – l’essere una potenza imperialista non è un’opinione, non è un carattere che dipende dal tasso di democraticità, dall’adottare specifiche politiche o dai certificati dispensati da cerchie di soloni, è un fatto che deriva dal raggiungimento di uno stadio del capitalismo e l’unificazione politica degli imperialismi europei non potrebbe essere altro che la formazione di uno Stato imperialista su scala superiore – intellettuali, artisti e maître à penser sempre sottomano abbiano portato in dote formule e suggestioni varie. C’è chi ha fatto leva su determinate paure, c’è chi ha evocato nobilissime aspirazioni e chi ha investito di funzioni storiche elevatissime quella che dovrebbe essere l’Europa politicamente unita. In genere hanno glissato sulla natura sociale, di classe, di questa fulgida costruzione, sugli interessi di classe alla base di questo faro di civiltà per cui armarsi e, all’occorrenza, immolarsi (l’oblio di ogni distinzione di classe non impedirà, ne siamo certi, di riscoprire nei fatti questa demarcazione quando si tratterà di arruolare veramente la carne da cannone). In questo, un po’ sguaiato, coro polifonico c’è chi si è spinto più avanti degli altri. C’è chi ha voluto portarsi avanti con il proprio lavoro, preannunciando toni e parole d’ordine che assumeranno più aspra consistenza in momenti futuri.
Nella conclusione del suo editoriale su la Repubblica del 9 marzo, Ezio Mauro non teme di assumere questo ruolo di avanguardia. Prima stabilisce come deve essere inteso storicamente e politicamente il riarmo europeo (miliardi di euro per ordigni e armamenti vari prodotti da giganteschi complessi industriali e al servizio delle borghesie europee). «È chiaro che l’Europa deve dotarsi di un sistema di difesa, riarmandosi esattamente in nome della democrazia e del suo diritto alla pace». Chiarito (evidentemente, per alcune firme di punta del giornalismo italiano, l’enunciazione coincide con la dimostrazione) che gli imperialismi europei, unificandosi e strutturandosi politicamente e militarmente su una scala superiore non lo farebbero, come le altre compagini statuali, per logiche di potenza e in nome di specifici interessi di parte nella spartizione del mondo ma in difesa di pace e democrazia (fatichiamo, per altro, a ricordare un imperialismo che abbia dichiarato apertamente di armarsi e di prepararsi alla guerra per biechi interessi di rapina e non abbia invece invocato le più alte idealità), si passa all’indicazione finale: «Nel rovesciamento del mondo, la sinistra può diventare il sostegno decisivo della democrazia, dell’Europa, dell’Occidente, tutti e tre sotto attacco. È un compito storico enorme, addirittura una missione. Ignorarlo non sarebbe un errore, ma un tradimento».
Lo spartito è già pronto.
Chi non dovesse riconoscersi nella «missione» della sinistra di sostenere lo sforzo bellico del proprio imperialismo di riferimento, chi non dovesse unirsi alla benedizione – per salvaguardare ovviamente democrazia e «diritto alla pace» – del massacro tra proletari, va considerato un traditore. Con tutto ciò che ne consegue, in tempo di pace e di guerra.
C’è una ormai lunga, putrida, schifosa, tradizione di socialsciovinismo dietro queste parole. In esse non c’è nulla di sorprendente. Semmai va notata la servile sollecitudine con cui gli alfieri della guerra imperialista “di sinistra” si mostrano pronti alla consegna. C’è già chi prepara la caccia al traditore.