LORO E NOI - 25/02/2025
 
Tossica

«Rifondare la dinamica tra impresa e lavoro, superando una volta per tutte quella tossica visione conflittuale che anche nel mondo del sindacato qualcuno si ostina ancora a sostenere».
Questo passaggio del discorso tenuto l’11 febbraio dalla premier Giorgia Meloni all’assemblea nazionale della Cisl – dove il capo del Governo è stata accolta in un clima così dolce e affettuoso, da effusioni tali da suscitare il dubbio se alcuni comportamenti dei protagonisti della kermesse non fossero dovuti ad un picco glicemico – ha avuto ampia risonanza mediatica.
Al di là del suo utilizzo nelle baruffe tutte interne al mondo politico borghese e a burocrazie sindacali da tempo immemore garanti della “stabilità” del Paese a spese dei suoi lavoratori (se definire la Cisl ancora sindacato, sulla base della definizione di un comune dizionario, è impresa ormai impossibile, accusare i vertici della Cgil di indomita vocazione conflittuale significa essere sconfinati in un mondo ideologico drasticamente separato dalla realtà), la sonora invettiva merita un paio di considerazioni.
È sempre utile rilevare come gli esponenti politici della destra più o meno “sociale, i patrioti allevati a dosi massicce di fiera retorica guerriera, pugnaci assertori sul piano internazionale di svolte e di pacchie in fase finale, quando si tratta della tranquillità di sua maestà il Capitale si scoprano puntualmente e istantaneamente alieni da ogni richiamo alla lotta e alla contrapposizione, cultori della più democristiana pace sociale, più pacifisti di un vecchio figlio dei fiori.
È poi interessante notare come la conflittualità tanto aborrita dalla premier sia regolarmente a senso unico (stesso dicasi per la lotta di classe, anche quella deprecabile o condannata dalla Storia solo se praticata dalla classe subordinata). La precarizzazione vergognosa della classe lavoratrice in Italia, i livelli salariali infami, sono conflitto, quotidiano. Decenni di legislazione confezionata su misura dei profitti e per torchiare i lavoratori rappresentano conflitto. I lavoratori, gli operai morti per non intaccare i profitti con “superflue” misure di sicurezza sono i caduti di un conflitto. I lavoratori condannati ad una vecchiaia di povertà e umiliazioni per far tornare i conti dello Stato senza disturbare i borghesi, i braccianti sfruttati, letteralmente, fino alla morte sono il risultato di una «visione conflittuale» (altroché se tossica). Il punto è che per gli ideologi, gli esperti, i politici al servizio del capitale, se il conflitto è espresso dalla classe sfruttata, è il risultato di una sua mobilitazione in difesa delle proprie esigenze e delle proprie rivendicazioni, è una condizione che può rafforzarla nel rapporto con i propri sfruttatori, allora è una cosa bruttissima, tossica persino. Quando invece è espressione della tutela degli interessi dei padroni, diventa “economia”.
La premier sovranista ed ex underdog non fa eccezione.