Soluzioni desolatamente individuali per problemi drammaticamente sociali
Il Fatto Quotidiano-Salute (8 novembre, edizione online) riporta come l’endocrinologa Annamaria Colao, l’epidemiologo Franco Berrino e Valter Longo, biogerontologo, siano intervenuti al Cook Fest, evento organizzato a Milano dal Corriere della Sera, su un tema importante e complesso. Il rapporto tra salute, longevità e alimentazione e stile di vita.
Il punto di partenza di ogni serio ragionamento sui problemi, le criticità, gli sviluppi di questo rapporto nella sua dimensione sociale e collettiva dovrebbe risiedere nella consapevolezza che viviamo in un mondo dominato da immense forze economiche e sociali che non hanno come obiettivo il benessere di un indistinto essere umano, da dinamiche disumanizzanti e alienanti, da interessi giganteschi che antepongono il profitto ad ogni possibile miglioramento delle condizioni di vita di fasce di popolazione e comunità che non costituiscono un’adeguata fetta di mercato, che impongono le priorità dell’industria del farmaco e delle “cure” piuttosto che l’accesso generalizzato ad alimenti e comportamenti che possono ridurre questo business senza garantire proporzionali, tangibili e immediati vantaggi economici.
Questa consapevolezza non è evidentemente assente in Berrino, che infatti accenna ad alcuni aspetti di questa condizione sociale: «I vecchi sono diventati un mercato immenso, la medicina è diventata un mercato immenso. L’insegnamento della medicina è sempre più esternalizzato all’industria farmaceutica».
Eppure, quando si tratta di andare al sodo, di fornire indicazioni, di scendere sul terreno di un impegno concreto e diretto, si assiste puntualmente ad una virata.
Il tema della salute, di un regime di vita sano e capace di aiutare ad avere una vita più lunga e nelle migliori condizioni psicofisiche possibili, è condizionato sì dal potere sociale di interessi che impongono un gigantesco mercato dei farmaci, che spazzano via ritmi di vita e regimi alimentari più sani, che costringono ampi settori della classe lavoratrice in condizioni in cui stress e logorio psicofisico sono la quotidianità, ma poi tutto dovrebbe risolversi in una questione di scelte del singolo (con tanto di sottofondo di colpevolizzazione in caso di malattia), rigorosamente sottratto ad ogni differenziazione di classe. Ai problemi sociali si fornisce puntualmente la “soluzione” individuale.
Ed ecco, quindi, i grandi insegnamenti filosofici e spirituali, che però si guardano bene dallo scomodare quei fattori sociali e quelle differenze di classe che porre al centro della propria “lezione” è oggi poco consigliabile in termini di consenso, di popolarità e di successo economico-professionale. «Secondo Berrino, occorre “un nuovo rivoluzionamento: quello di non ammalarci e questo dipende in gran parte da noi”, quella che l’epidemiologo chiama “la Grande Via per la longevità in salute”. Una vita più lunga che però dovrà essere “non solo dignitosa, ma anche sensata: la via del cibo, del movimento e della spiritualità”». E ancora, oltre all’attività fisica: «Dedichiamo del tempo alla meditazione. Queste ultime due attività aiutano a gestire molto meglio lo stress, producono endorfine, aumentano l’ossitocina (ormone dell’amore), diminuiscono il cortisolo (ormone dello stress), la depressione, l’ansia e la rabbia. Infine, attenzione al sonno: può influenzare il metabolismo e influire positivamente o negativamente sul peso. In definitiva, per raggiungere risultati positivi in termini di vita sana e duratura “Serve un’inversione di rotta – rimarca con forza Berrino – un ritorno al naturale”».
Siamo precari, esposti a ritmi di lavoro sempre peggiori, arrivare a fine mese è una lotta, viviamo in un mondo mercificato e mercificante che genera socialmente frustrazione, si dovrà lavorare fino alla tomba, si profilano sempre più conflitti e distruzioni? No problem, meditiamo (così cresce l’“ormone dell’amore”) e dormiamo bene, così potremo sperare di vivere belli in forma fino a 110 anni in mezzo a guerre e sfruttamento. |