Illusioni e speranza
Il diritto internazionale ha fallito la sua missione pacificatrice nel mondo? Con questo interrogativo si apre l’editoriale di Sabino Cassese pubblicato dal Corriere della Sera il 28 settembre. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, il mondo - sostiene l’ex giudice della Corte Costituzionale - sperava in un futuro tranquillo, senza guerre, quanto meno nelle zone colpite dai due conflitti mondiali, ma la realtà ha seguito un altro corso. Oggi i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente violano la Carta delle Nazioni Unite ma anche i principi del diritto bellico secondo i quali non bisogna colpire i civili. Sono di fatto minacciate le basi stesse del diritto internazionale, ed è quindi giunto il momento di una riflessione sulla costituzione mondiale. Le soluzioni proposte da Cassese non brillano per originalità e nemmeno per realismo: si passa dalla necessità di rafforzare la democrazia, considerata un freno interno in grado di impedire le aggressioni esterne, all’auspicio di riformare finalmente il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in maniera tale da rappresentare i gruppi regionali tra cui l’Unione europea, «si otterrebbe, quindi, un risultato simile a quello della costituzione mondiale studiata a Chicago negli anni ‘40 del secolo scorso, che prevedeva un Parlamento universale, ma fondato su elezioni regionali, in modo da creare una sorta di piramide con una base molto larga, per assicurare il rispetto dei principi indicati dal presidente del Consiglio dei ministri italiano nel discorso tenuto il 25 settembre scorso alla settantanovesima riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, quelli di eguaglianza, di democraticità e di rappresentatività. Così si potrebbe superare la forte asimmetria tra un mondo composto di 193 Stati e il Consiglio di sicurezza, nel quale sono presenti stabilmente 5 Stati, con potere di veto, e, a rotazione, soltanto altri 10 Stati».
Noi abbiamo invece ben chiaro cosa sia l’imperialismo, un sistema economico e sociale basato sulla concorrenza e sulla divisione politica, un sistema che non può garantire uno sviluppo generalizzato né una pace estesa, generale e perpetua. Pensare che l’economia imperialistica possa produrre una politica non imperialistica attraverso il diritto internazionale è una pura illusione. Solo nella critica al mondo capitalistico c’è la speranza di una società non più divisa tra classi sociali, gruppi economici e Stati, ma unita per perseguire gli interessi dell’umanità. Alla borghesia le illusioni, al proletariato la speranza. |