Valori e sketch
«Un interlocutore molto importante per ragionare insieme di come garantire stabilità e pace» (AGI, 29 luglio). Così la premier italiana Giorgia Meloni ha definito la Cina, incontrando il presidente Xi Jinping.
La fierissima battaglia culturale per imporre infine una condanna tombale su ogni esperienza storica che si sia richiamata all’orribile parola “comunismo”, può ancora una volta aspettare.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito (of course) Valditara e gli altri banditori della crociata contro quelle realtà come la Repubblica Popolare Cinese, da loro considerate ancora esempio vigente di “comunismo”, possono rimanere ancora un po’ in naftalina.
Verranno rimessi in circolazione alla bisogna, in occasione di qualche sketch da campagna elettorale o nel corso di qualche sceneggiata “identitaria”.
Quando si incontrano con i vertici politici di una colossale economia capitalistica, di un gigantesco mercato, di una potenza imperialistica, anche i governanti che recitano la parte di quelli che parlano come mangiano, anche quelli che si atteggiano a custodi di sacri valori giammai negoziabili, sanno misurare le parole. E soprattutto sanno adottare, nella pratica, quei comportamenti e quelle scelte compatibili con le esigenze e gli imperativi del loro unico, vero, valore supremo: il capitale.
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