L’impossibile ekecheirìa
Nell’editoriale di Internazionale (26 luglio/1 agosto) il direttore Giovanni De Mauro riflette sul significato di ekecheirìa, la tregua sacra che coincideva con gli antichi giochi olimpici. Al di là della sua reale, originaria funzione (tra riferimenti letterari e moderne interpretazioni storiche permane un certo dubbio), l’auspicio è che finalmente possa diventare realtà, un autentico momento di pace, con le Olimpiadi della nostra epoca.
Intanto, il New York Times (22 agosto) ha riportato di sgomberi e trasferimenti di migliaia di persone, di sfratti di interi nuclei famigliari dalle zone dell’area parigina interessate dai rifacimenti in vista dei giochi. La solita storia: vertici di leader politici, manifestazioni sportive intorno a cui gravitano colossali giri di affari richiedono vetrine pulite e scintillanti, immagini di efficienza, sfarzo ed euforia, senzatetto, ricoveri di fortuna, poveri e lavoratori prigionieri della più opprimente precarietà devono scomparire dalla vista, vanno ricacciati ancora di più nell’ombra.
Non c’è tregua olimpica, non c’è ekecheirìa possibile nei confronti del capitalismo.
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