LORO E NOI - 30/06/2024
 
Nuovi e vecchi settori economici

Anche i settori considerati più moderni vivono, e non potrebbe essere altrimenti, le contraddizioni del sistema capitalisitico. Martedì 18 giugno Il Sole 24 Ore, per esempio, riportava la notizia dello sciopero, effettuato poi il 27 giugno, nelle ultime due ore della giornata lavorativa, dai dipendenti di Borsa italiana. Si tratta del primo sciopero nella storia di Piazza Affari, uno sciopero proclamato dai sindacati di settore che reclamano preoccupazioni sulla tenuta occupazionale, sul mancato aumento dei salari e su un’organizzazione lavorativa che fa un uso eccessivo degli straordinari, anche nel week-end o di notte. La finanziarizzazione dell’economia ha, lo sappiamo, alla propria base lo sfruttamento e anche i comparti considerati all’avanguardia tecnologica vivono del conflitto tra capitale e lavoro. Nuova o vecchia che sia l’economia capitalistica si regge sugli stessi principi anteponendo il profitto della borghesia alla dignità umana del salariato.
Lo stesso numero del quotidiano di Confindustria evidenziava, in un altro articolo, la tenuta dei gruppi industriali nel settore della difesa e dell’aerospazio dove si preannunciano assunzioni al «ritmo più rapido» conosciuto dalla fine della Guerra fredda. L’exploit occupazionale è attribuito alla crescita delle spese governative in armamenti innescata dal conflitto in Ucraina. Antonio Liotti, dirigente di Leonardo, ha dichiarato al Financial Times che il gruppo italiano sta conducendo un’intensa ricerca di nuovi assunti, più intensa di quella effettuata durante i conflitti precedenti in Iraq e Afghanistan. Si prevedono 6mila assunzioni entro la fine dell’anno, un risultato considerato importante e che indica la possibilità di lauti profitti. Tra i tanti comparti dell’economia moderna quello militare sembra il più resiliente, il più adatto ad attraversare fasi diverse, sembra un settore che non conosce crisi.
Nella logica capitalistica non importa cosa si produce, non importa se la merce serve a rovinare infrastrutture, distruggere città o uccidere persone. L’unica cosa che conta è l’accumulazione del capitale, per essa si fanno le guerre, grazie ad essa le aziende militari si arricchiscono.