Selvaggi
I giovani imprenditori si lamentano. Il grido di dolore si è levato dal convegno dei giovani di Confindustria tenutosi a Rapallo. Dopo orge decennali di liberismo e privatizzazioni, di sacralizzazione del libero mercato, di inni alla globalizzazione e ai suoi imperativi (regolarmente da ottemperare sulla pelle dei lavoratori salariati), i padroni in erba esigono una svolta: via libera a dazi, protezione per le imprese dalla concorrenza globale (cinese in primis).
L’appello è stato prontamente raccolto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha perentoriamente lanciato la parola d’ordine: è necessario «un cambio rispetto al liberismo selvaggio che ha caratterizzato il nostro passato» (La Stampa, 1 giugno).
Intanto non possiamo che osservare alcuni degli esiti principali di questa lunga fase di «liberismo selvaggio» in Italia: tra il 1991 e il 2022 i salari reali in Italia sono «rimasti sostanzialmente al palo» (+1%) contro un aumento del 32,5% in media nell’area Ocse; nella distribuzione del reddito si è registrata una «caduta crescente della quota dei salari sul Pil» mentre è costantemente aumentata la quota dei profitti (Ansa, 14 dicembre 2023).
Il «nostro» (non certo però del ministro e dei giovani padroni arrabbiati) passato è stato, quindi, all’insegna della compressione salariale e di profitti a palate, di crescente precarietà, vulnerabilità e ricattabilità della condizione proletaria. Come si tradurrà, su questo versante sociale, la fiera svolta annunciata dal ministro? E perché l’Esecutivo nemico del «liberismo selvaggio» non ha colto l’occasione di iniziare davvero questa inversione di marcia rottamando provvedimenti simbolo di quella fase tanto deprecata come il Jobs Act o la legge Fornero, perché non ha ritenuto opportuno mettere incisivamente mano a decenni di distruzione delle precedenti tutele della condizione salariata e concretizzatisi in ondate di controriforme, dal pacchetto Treu in avanti? Dov’era il ministro quando il suo Governo riduceva la proclamata tassazione degli extra profitti bancari ad una farsa a beneficio dei tanto vituperati “poteri forti”, rafforzatisi ulteriormente negli anni di «liberismo selvaggio»?
L’altisonante svolta anti-liberista è solo l’ennesimo adattamento ideologico agli interessi del padronato, a cui la classe politica borghese – di destra, di centro e di sinistra – continua nei fatti a garantire la sottomissione e lo sfruttamento dei lavoratori.
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