L’epoca delle passioni tristi
L’inserto domenicale del Corriere della Sera, la Lettura del 24 marzo, ha pubblicato un articolo sul pensiero di Miguel Benasayag rispetto ai problemi del presente, un articolo ricco di interessanti spunti riflessivi sul mondo odierno e sulle prospettive future. Il filosofo e psicoanalista argentino che da più di trent’anni vive in Francia ribadisce come il mondo occidentale, dopo decenni di ottimismo, abbia ormai perso il senso di un futuro lineare, una perdita di senso che priva chi è inserito nel sistema capitalistico occidentale della prospettiva di trovare uno stimolo concreto per cui svegliarsi la mattina «diverso da quello di fare soldi e divertirsi». Benasayag sostiene che anche le moderne forme di protesta e di lotta spesso nascondono l’accettazione del presente, e «quando i giovani spaccano le vetrine il sistema ride, perché ha vinto il consumismo. Noi volevamo un’alternativa al sistema, mentre oggi i giovani vogliono farne parte», e quando si ribellano lo fanno perché ne sono di fatto esclusi. Diventa, secondo il filosofo argentino, urgente produrre altri modi di desiderare e di vivere per non confondere il benessere con il consumo, per non identificare la felicità con il possesso, per avere una prospettiva di vita non più ottimista e speranzosa ma quanto meno impegnata.
Da comunisti riteniamo che la perdita di senso derivi da un sistema sociale incapace di dare concrete possibilità di riuscita ad un numero elevato di persone, da un sistema sociale i cui valori e riferimenti culturali hanno escluso l’idea del progresso sociale, l’idea di poter vivere in una società migliore e capace di anteporre le esigenze dell’umanità a quella del profitto. Solo il superamento del capitalismo può dare speranza a un mondo dominato ancora da povertà, disuguaglianze e guerre. Solo la possibilità del comunismo permette di poter guardare al futuro dell’umanità con speranza.
Rimanere ancorati all’idea dell’eterno presente capitalistico significa essere dominati dalle tante e variegate passioni tristi della nostra epoca.
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