LORO E NOI - 09/02/2024
 
La parola al fondatore

Intervistato dal quotidiano amico, l’ex sindaco di Roma e segretario del Pd Walter Veltroni pontifica a tutto campo: crisi della democrazia, guerra in Ucraina, elezioni americane, intelligenza artificiale, declino demografico, sovranismo, riforma costituzionale.
Nel finale ritorna al tema della crisi della democrazia, indicando i dati della crescita dell’astensionismo in Italia: «Nel 1976 in Italia alle Politiche votò il 93,4 per cento degli aventi diritto, nel 2022 il 63,8 [...] Il non voto è il primo partito, mai era successo nella storia italiana» (la Repubblica, 19 gennaio).
Non abbiamo mai creduto che la democrazia borghese possa crollare per via di un graduale aumento dell’astensione e sappiamo che nella crescita di questo fenomeno si concentrano enormi contraddizioni, che ne fanno qualcosa che va osservato e analizzato con attenzione ma che non può essere semplicisticamente salutato come lo sviluppo di una coscienza di classe rivoluzionaria.
Sappiamo però anche che moltissimi proletari hanno scelto l’astensione perché hanno colto, in maniera più o meno consapevole e coerente, che tutte le formazioni politiche che possono realmente succedersi al potere rappresentano qualcosa di altro rispetto a loro, interessi estranei e avversi alla loro condizione sociale. Questa percezione, non di rado confusa e suscettibile dei più vari approdi, ma basata su elementi reali, è stata potentemente alimentata dal comportamento (a suo modo coerente, la coerenza di una formazione politica borghese) del Pd e del centro-sinistra. Quest’area politica ha varato le legislazioni (dal Pacchetto Treu al Jobs Act) con cui più risolutamente è stato demolito un sistema di tutele per i lavoratori ottenuto in precedenti cicli politici e di lotta, ha sostenuto i provvedimenti per rendere sempre più precaria la condizione di lavoratore salariato e appoggiato le cosiddette riforme delle pensioni con cui cercare di far quadrare – in piena continuità con la destra – i conti pubblici dello Stato borghese sulle solite spalle della classe lavoratrice. Ma di tutto questo non c’è traccia nella preoccupata, nella democraticamente allarmata rilevazione del crescere del tasso di astensione.
L’incipit della paginata dedicata al «fondatore del Pd» riporta d’altronde un suo lapidario giudizio: «In Italia siamo specialisti nel parlare d’altro».