LORO E NOI - 25/01/2024
 
Contro i “poteri forti”? “Liberi” di crederci...

Tra una serata di gala con Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, una foto ricordo con Elon Musk, una finta tassa sugli extraprofitti delle banche, la puntuale conferma del Jobs Act e della Legge Fornero sulla pelle dei lavoratori, la scuderia ideologica del Governo Meloni non ha mostrato alcun imbarazzo a rilanciare quella che sarebbe la sua vocazione a contrapporsi strenuamente ai “poteri forti”. «Meloni contro gli Agnelli», titola in prima pagina a squarciagola (come sempre) Libero del 23 gennaio (la contesa verterebbe nientemeno su «lezioni di italianità», e poi ci si stupisce della mai tramontata attualità dell’aforisma del dottor Johnson sul patriottismo…).
Eppure ai tempi della Fiat della cura Marchionne per gli operai, dell’imposizione di ritmi di lavoro ancor più disumanizzanti, della riduzione degli spazi di organizzazione sindacale, ai tempi del “colpo di Pomigliano” poi replicato in altri stabilimenti della casa automobilistica, ben diversi erano i toni di Libero nei confronti della Fiat, della dinastia Agnelli e dei suoi capitani di ventura.
Allora era tutto un inno alla modernizzazione, all’interesse di casa Fiat che sarebbe coinciso con quello dell’Italia (secondo i canoni desolanti della fiaba nazionale in cui le differenze di classe scompaiono in modo che permangano, più profonde, indiscusse e spietate che mai, nella realtà sociale), tutto un greve dileggio (stile Libero of course…) nei confronti di chi osasse opporsi all’ennesimo e logoro “nuovo che avanza” padronale.
Cosa succede oggi? Memoria corta? Incorenza? Scoperta repentina della natura borghese della holding finanziaria Exor e dei suoi cortigiani e propagandisti a sinistra? O addirittura la candida ingenuità di credere che un gruppo capitalistico come Fiat-Stellantis potesse essere “buono”, sinceramente patriottico con Marchionne e “cattivo”, disposto a sacrificare l’italianità ai profitti con gli eredi Agnelli? Assolutamente no.
La faccenda è in altri termini. Quando si tratta di dare addosso agli operai, quando l’obiettivo principale e diretto è la classe operaia, a cui far pagare i conti accumulati dalle varie frazioni borghesi, da schiacciare ancora di più in nome della Nazione, dell’Europa o della Natura (e soprattutto dei profitti), i partiti sovranisti, nazionalisti, populisti e quelli europeisti, liberali e progressisti trovano come d’incanto uno spartito comune. Si mostrano alla luce del sole per quello che sono: partiti borghesi.
Bastonata a dovere la classe operaia, alcuni di loro torneranno a indossare l’abito di scena del nemico dei “poteri forti”.