LORO E NOI - 25/01/2024
 
Il capitalismo “esogeno”

Esogeno «che proviene o nasce dal di fuori (contrapp. a endogeno)» (Treccani, vocabolario online).
Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, commenta l’incalzante moltiplicarsi di fattori che agitano il mercato mondiale: «la crisi del gas russo», quella «delle materie prime» e ora «la crisi del Mar Rosso» (la Repubblica, 19 gennaio).
Conclusione: «Il susseguirsi di sempre nuove e gravi crisi esogene ormai è strutturale».
Curiosa definizione. Manager, industriali, boss della finanza e i loro servitori ideologici parlano e straparlano costantemente dell’interconnessione del mercato mondiale, di come tutta la vita economica e sociale sia ormai una realtà globale inscindibile, di come il capitalismo sia non un modo di produzione storicamente determinato e transitorio, ma la forma naturale di esistenza e civilizzazione dell’essere umano in ogni angolo del pianeta. Si muovono, investono, spadroneggiano e si scontrano con altri agenti e istituzioni del capitalismo nell’arena mondiale. Ma poi la crisi diventa improvvisamente, magicamente, un qualcosa di “esogeno”, che proviene dal di fuori…
Come è sempre e solo la “politica” (con cui Confindustria non ha ovviamente nulla a che fare) a non capire esigenze e problemi dell’epoca contemporanea, a rivelarsi inadeguata di fronte ad essi, così la crisi è originata sempre da dinamiche che non chiamano in causa alcuna responsabilità del padronato.
Il capitalismo è crisi. Lo è strutturalmente, intrinsecamente. E i capitalisti sono parte del problema non della soluzione. Se si intende una soluzione vera, radicale, autenticamente umana.