Quando il proletariato ha un peso
Su La Stampa dell’8 gennaio, vengono descritte le importanti proteste degli agricoltori tedeschi i quali, unitamente ad altre categorie borghesi («camionisti [intesi con ogni probabilità come “padroncini” N.d.R.], spedizionieri e artigiani»), hanno invaso con migliaia di trattori e mezzi d’opera Berlino e altre grandi città della Germania. Il Governo tedesco ha infatti deciso di scaricare su di loro una parte dei tagli necessari a non superare la soglia del «freno al debito» nell’ambito della revisione della legge di bilancio 2024 e loro, gli agenti del capitale agricolo, sono scesi in piazza nel tentativo di indurre l’esecutivo a cercare quei soldi presso altri soggetti sociali e a riporre quindi nel cassetto il progetto di abolizione delle sovvenzioni sul gasolio agricolo (quello dell’abolizione delle agevolazioni fiscali sui veicoli impiegati in agricoltura è già stato ritirato dopo lunghe trattative). Sebbene infatti questa operazione da parte del Governo si riveli utile a recuperare solo una piccola parte dei 15 miliardi di euro necessari a far quadrare i conti pubblici, è utile rilevare come essa vada a toccare elementi di sopravvivenza parassitaria che nell’Italia della piena affermazione del patto fondativo in livrea piccolo-borghese, sarebbe tabù anche solo ipotizzare di porre in discussione. Ed è proprio da questo punto che vuol partire una riflessione: come mai in Germania, la scelta degli interessi da sacrificare non è ricaduta pressoché unicamente sul proletariato come invece avviene regolarmente in Italia, ma i tentativi di distribuzione degli oneri necessari a far quadrare il bilancio pubblico sono stati indirizzati con una certa apparente disinvoltura anche su altri soggetti sociali, con l’obbiettivo peraltro di intaccarne interessi cardinali? Certamente i rapporti di forza tra frazioni borghesi in Germania sono assai diversi rispetto alla realtà italiana. Là, il patto tra produttori in essere tra un grande capitale industriale dal peso ancora notevole e l’aristocrazia operaia da esso sfruttata, continua ad arginare le spinte della piccola borghesia, che quindi non risulta essere “intoccabile” come invece avviene in Italia. Tuttavia, a monte di tutto ciò, vi è una ragione ancor più diretta: la pluridecennale debolezza e la passività della classe lavoratrice italiana, incapace nel suo complesso di figurarsi depositaria di specifici e peculiari interessi, la pone nella posizione ideale per essere il punto di minor resistenza e quindi, di default, la cassa continua da cui la pluralità di soggetti borghesi – compresa la sovrastruttura statale – attingono senza neppure sentirsi in dovere di chiedere il permesso. Tagli alle pensioni, al risicato welfare sociale e ai servizi pubblici di cui la nostra classe beneficia, sono ormai da decenni entrati nell’immaginario collettivo italiano come le sole ed uniche soluzioni possibili per far fronte a problemi di bilancio pubblico, così come la compressione salariale è intimamente riconosciuta a livello collettivo come l’unica leva di competitività delle aziende. Situazione opposta a quella in essere in Germania, dove una classe operaia che non ha mai smesso di occuparsi attivamente dei propri interessi collettivi, giungendo anche recentemente in alcuni importanti settori a notevoli momenti di mobilitazione, figura in simili circostanze nel novero degli stakeholder al pari degli altri attori sociali. E come gli altri attori sociali – dalla piccola borghesia al grande capitale – nel caso dovesse sentirsi penalizzata, porrebbe in atto, come ha già molte volte dimostrato di saper fare, una conseguente reazione di difesa. Non sappiamo se il Governo tedesco accoglierà o meno il caldo invito della borghesia agricola di cercare i soldi che gli servono da un’altra parte. Questo dipenderà dai rapporti di forza reali che si dispiegheranno nel braccio di ferro tra gli attori sociali attivi in questa battaglia. Quello che è utile sottolineare è che, all’interno di un mondo ancora capitalista, solamente una classe operaia che si riconosce tale e come tale si organizza, può pensare, pur rimanendo classe dominata, di porre un freno reale al proprio completo depredamento.
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