LORO E NOI - 28/12/2023
 
Un capitalismo sempre più parassitario

La notizia si è guadagnata la prima pagina del Financial Times del primo dicembre.
«I miliardari guadagnano più in eredità che attraverso la creazione di ricchezza».
I nuovi miliardari al mondo hanno guadagnato quest’anno più dalle eredità che attraverso l’attività imprenditoriale. È la prima volta che questo dato viene registrato in nove anni di questo tipo di ricerca effettuato dalla banca svizzera UBS. Nel 2023 un totale di 141 miliardi di dollari è stato accumulato da 84 miliardari che sono diventati tali attraverso la propria attività imprenditoriale mentre 151 miliardi sono stati trasferiti a 53 eredi. Dai vertici UBS si precisa, inoltre, che lo scenario illustrato dai dati raccolti suggerisce come sia più difficile oggi «creare ricchezza».
Lo studio riporta anche come il 62% dei miliardari citi la «geopolitica» come la loro principale preoccupazione per gli affari. Poverini…vorrebbero un mondo in cui continuare a trasmettersi imperi miliardari di generazione in generazione ma senza squilibri, senza conflitti, senza turbolenze. Vorrebbero l’eternizzazione del loro mondo ma senza le sue inevitabili contraddizioni.
Tirando le somme: mentre anche nelle realtà a più antico sviluppo capitalistico è sempre più “normale” che si possa lavorare tutti i giorni senza riuscire a raggiungere un minimo di sicurezza economica, mentre a Parigi il numero delle persone che vivono per strada è cresciuto in un anno del 16%, superando le 3 mila, di cui 450 bambini (AGI, 5 dicembre), è diventato normale che sia più facile diventare miliardario con i soldi di papà che “creando ricchezza”.
Decenni di ebbrezza ideologica, di ondate di retorica sui capitalisti come “creatori di benessere”, sulla sacrosanta ricompensa del “rischio di impresa”, sulla meritocrazia insita nel capitalismo, forma naturale dell’esistenza umana, sono stati schiacciati dal peso di montagne di denaro in eredità, dalla certificazione di ottima salute dello status di miliardario trasmissibile per diritto di famiglia. Certo, i cantastorie del capitalismo come astorica condizione di espressione della più autentica natura umana continueranno imperterriti a tesserne le lodi. Ma dovranno farlo dalla cima di queste montagne di soldi che non “creano ricchezza” e a distanza di sicurezza dagli accampamenti di fortuna di una forza lavoro “colpevole” di non avere più mercato.
Dovranno farlo sotto l’ala protettiva e immonda di una borghesia che ha perso ogni traccia della sua antica funzione progressiva e rivoluzionaria e che riproduce sempre più le condizioni di privilegio delle classi dominanti che l’hanno storicamente preceduta, nel dominio e nella caduta.