Corresponsabilità
Quando sono in cerca di voti e di poltrone, quando sono ancora in attesa del loro turno per rappresentare dai vertici delle istituzioni i cosiddetti poteri forti, si dichiarano nemici giurati dei suddetti poteri forti. Si proclamano difensori del popolo (astrazione comodissima nell’assecondare i più spericolati voltafaccia, nella continuità reale ma non dichiarata della propria natura di classe) e possono arrivare persino ad organizzare grottesche marcette ad uso mediatico sotto casa del ministro oppressore del suddetto popolo, ma quando tocca a loro accomodarsi a capo dei ministeri diventano improvvisamente “responsabili”, esattamente come il precedente ministro oppressore del popolo. Questa non è la desolante vocazione solo di una parte del mondo politico in lizza per aggiudicarsi i posti di comando della macchina statale e governativa, ma di tutta la “loro” politica. Basta cambiare i nomi ed effettuare gli opportuni adeguamenti al contesto e la regola si impone puntualmente a destra, centro e sinistra. I condottieri delle piazze in fermento contro i progetti berlusconiani di aggressione alle tutele dello Statuto dei lavoratori hanno poi sostenuto e attuato gli stessi propositi (ostentando conflitti interiori e nobilissimi travagli psico-politici, picchiare sui lavoratori da sinistra in fin dei conti comporta obblighi e rituali supplementari...). Puntuale è arrivato il fatidico momento della verità anche per il Governo sovranista, populista, patriottico, quello della pacchia finita. Tra una tassa sugli extraprofitti delle banche che si risolve in una farsa e ministri che intervengono in Parlamento dopo la strage di lavoratori a Brandizzo a tutelare il buon nome aziendale e l’innocenza immacolata della legislazione e che mostrano un’insolita alacrità quando devono mettere le briglie al diritto di sciopero, ha ottenuto una meritata visibilità la tenace sopravvivenza, Governo dopo Governo, sceneggiata dopo sceneggiata, dell’impianto della legge Fornero sul regime pensionistico. Difficile stabilire se susciti più disgusto e raccapriccio lo spettacolo dei patrioti che oggi si rimangiano i propositi di radicale trasformazione dello schema pensionistico ieri aborrito o la ministra “responsabile” di un tempo che si toglie lo sfizio televisivo di plaudire l’immancabile scoperta del valore della “responsabilità” da parte degli irresponsabili del recente passato (Elsa Fornero su LA7, 26 ottobre) o la scelta non casuale del giornale di riferimento dell’area “progressista” che a suo tempo ha convintamente sostenuto (nel nome della responsabilità, of course) il Governo Monti-Fornero di descrivere con il verbo «resiste» la tenuta della legge che ha prodotto gli esodati e che ha proseguito nell’antico andazzo di far tornare i conti dello Stato della classe sfruttatrice sulla pelle della classe sfruttata (la Repubblica, Speciale Dentro la manovra, 18 ottobre).
Quello che è certo è che, di fronte ai nodi profondi, autentici e gravi della società, di fronte alle sue contraddizioni più forti e laceranti, tutti questi partiti e politicanti, tutti questi illustri professori prestati alla politica, tutti questi underdog in abito di gala, si dimostrano per quello che sono più intimamente, manifestano il segno fondamentale del loro essere sociale: sono tutti borghesi.
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