Un sogno bruciato dalla realtà
C’era una volta una compagine populista che inneggiava al cambio di rotta, ad una nuova Italia in cui la pacchia (non si sa di chi) era finita, in cui i poteri forti avevano le ore contate, in cui il “popolo” sarebbe tornato a contare contro i mostri della finanza nostrana e mondiale.
Avevano addirittura promesso di attaccare gli extra profitti delle odiate banche, dipinte spesso e volentieri da questi populisti come usurai legalizzati che con l’innalzarsi dei tassi d’interesse, quasi che questa dinamica economica fosse una specie di indecifrabile forza della natura, tenevano in scacco i poveri cittadini italiani con aumenti del costo dei mutui.
Erano portatori di un vento inedito, che avrebbe spazzato via le storture di un vecchio e ammuffito sistema.
Per molti lavoratori (purtroppo) era davvero una bella favola, finalmente i grandi capitali avrebbero pagato (i piccoli capitali, invece, quelli avrebbero continuato imperterriti a piangere miseria come prima, arricchendosi però anch’essi sulle spalle dei lavoratori).
Poi, senza colpo ferire, come una leggera brezza che interessa pochi o nessuno, ecco giungere la realtà, portata in braccio ed in splendide vesti dai proclami della stessa Unicredit, gruppo bancario-finanziario: Unicredit ha chiuso con un utile netto record nei primi nove mesi del 2023 pari a circa sette miliardi di euro, in crescita del 67,7% sull’anno precedente. Quindi, pensiamo forse ingenuamente noi, il colosso bancario sarà sicuramente pronto a donare un po’ dei propri profitti (extra) alle esangui casse dello Stato, che magari vorrà redistribuire ai più bisognosi. E invece, pensate un po’, come riporta affariitaliani.it del 24 ottobre: «ha optato per contribuire con 1,1 miliardi di euro alla cosiddetta imposta straordinaria sulle banche del 2024, destinandoli a riserve proprie non distribuibili».
Ma che bella idea di tassa, i soldi che dovresti versare te li tieni, congelati per un po’, non li puoi spendere subito, li userai al momento opportuno. Avete capito, cari salariati, come la compagine populista combatte i poteri forti e la sporca e brutta grande finanza? I soldi che dovresti dare come tasse tienili, al caldo, in una tua riserva privata, giusto per stare al sicuro in tempi di grama.
Piacerebbe anche a noi lavoratori poter pagare le tasse in questo modo, tenendole in riserve personali da usare poi nei, sempre più numerosi, momenti difficili. Ma non possiamo, lo Stato italiano vuole i nostri soldi tutti e subito, tramite i sostituti d’imposta, ovvero le aziende per cui lavoriamo. Il lordo del nostro sempre più magro stipendio è nostro solo per definizione, non lo possiamo accantonare in nessuna maniera. Loro possono, noi assolutamente no.
Un’altra favola borghese è stata bruciata dalla realtà, il miele delle menzogne del populismo nostrano si è al dunque trasformato, per i proletari, nel solito indigesto e nocivo fiele. |