Democrazia imperialista
Internazionale (27 ottobre/2 novembre) riporta il contenuto di un articolo apparso su Die Tageszeitung, quotidiano della sinistra tedesca, secondo cui i miliardari pagano pochissime tasse. Grazie ad una serie di stratagemmi fiscali (spostamento di capitali, holding, società fittizie, pratiche elusive) possono nascondere i propri profitti e contare su un’imposizione fiscale minima. A dimostrarlo è il rapporto dell’Osservatorio fiscale dell’Unione europea che certifica come, solo nel 2022, le grandi imprese abbiano sottratto al fisco mille miliardi di dollari.
Secondo il quotidiano tedesco, questa palese ingiustizia metterebbe in pericolo la democrazia «che implica una promessa di uguaglianza attribuendo un voto a ciascun cittadino. Ma se i ricchi diventano sempre più ricchi anche perché quasi non pagano le tasse, a questa promessa non crederà più nessuno».
Questa visione della democrazia, seppur comune, è banale, ingannatrice e illusoria, il sistema politico deriva dal modo di produzione di riferimento e nell’imperialismo la democrazia è democrazia imperialista, la forma politica più idonea a perpetuare il dominio del grande capitale. Per Lenin più è sviluppato il capitalismo più uno Stato è democratico. La democrazia è il miglior involucro del capitalismo e l’esistenza di enormi profitti, lo sfruttamento del lavoro che ne è alla base e le crescenti disuguaglianze sociali che ne derivano non sono la negazione della democrazia ma il suo vero contenuto sociale. Gli enormi profitti delle grandi aziende non sono un problema per la democrazia, la rafforzano, almeno sino a quando la classe sfruttata non prenderà coscienza dei propri interessi.
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