LORO E NOI - 08/09/2023
 
Ancora con il benaltrismo!

Ormai è ricorrente sui mass media internazionali e da parte dell’intellighenzia di complemento lanciare grida di allarme per la disattenzione che starebbe crescendo nell’Occidente democratico verso il conflitto in Ucraina, verso la guerra contro l’invasione russa. Slavoj Žižek ha voluto andare oltre. Ha duramente stigmatizzato la subdola propaganda che, mascherata con argomenti pacifisti, come ricerca di equilibrio nei giudizi o preoccupazione per l’interesse nazionale, non fa altro che alimentare la «stanchezza» di fronte all’imperativo di continuare a sostenere lo sforzo bellico di Kiev. Gratta gratta – ci assicura il filosofo che in taluni ambiti, evidentemente inclini alle facezie, è definito “marxista” – in questi richiami alla pace, alla ponderazione e all’equilibrio cova «un egotismo etnico della peggior specie e un’ignoranza delle sofferenze altrui» (Internazionale, 18/24 agosto).
Ci appuntiamo questa nobile invettiva contro l’egotismo etnico e l’ignoranza delle altrui sofferenze, potrebbe tornare utile.

Il 13 agosto un bombardamento su una città della regione etiope dell’Amhara ha causato, secondo le autorità sanitarie locali, almeno 30 morti (Internazionale, 18/24 agosto).

Tra il 14 e il 15 agosto gli scontri tra milizie a Tripoli hanno provocato almeno 55 morti (Ibidem).

Il 3 agosto, almeno 41 persone sono morte in un naufragio al largo di Lampedusa (Ibidem), una delle tante stragi di migranti ormai accettate come “normali” dall’opinione pubblica e dallo scenario politico richiamati con forza dagli intellettuali da combattimento alle proprie responsabilità di fronte alla guerra in Ucraina.

L’ong Human rights watch ha denunciato che tra marzo 2022 e giugno 2023 le guardie di frontiera saudite hanno ucciso «almeno centinaia» di migranti etiopi, donne e bambini compresi, che cercavano di raggiungere l’Arabia Saudita attraverso lo Yemen (Internazionale, 25/31 agosto).

Ad Haiti nel corso del 2023 le bande armate hanno ucciso almeno 2.400 persone (Internazionale, 1/7 settembre).

Il 26 agosto un suprematista bianco ha ammazzato tre persone in un supermercato della Florida prima di suicidarsi. Da inizio anno si registrano 476 mass shootings (sparatorie con almeno quattro vittime tra morti e feriti) negli Stati Uniti (Ibidem).

Il primo settembre cinque bambini sono morti nei pressi di Aleppo sotto i colpi di artiglieria delle forze di Assad e 52 sono stati i morti negli scontri tra gruppi armati a maggioranza curda e forze fedeli al regime di Damasco (Avvenire, 3 settembre).

L’Onu ha lanciato l’allarme per la situazione alimentare nel Sahel: in Niger oltre 3,3 milioni di persone (13% della popolazione) sono in condizioni di grave insicurezza alimentare, in Mali quasi un milione di bambini sotto i cinque anni sono a rischio di gravissima malnutrizione (Ibidem).

Il 31 agosto, un incendio ha devastato un edificio di cinque piani a Johannesburg (Sudafrica), lo stabile era gestito da criminali che affittavano illegalmente le stanze a persone in gravi difficoltà economiche, stipate in ogni locale: almeno 74 morti, tra cui 12 bambini, alcuni dei quali, secondo i testimoni, sono stati lanciati dalle finestre nel disperato tentativo di salvarli dalle fiamme (La Stampa, 1 settembre).

I 120mila (tra cui 30mila bambini) abitanti della regione del Nagorno Karabakh sono da mesi costretti in condizioni gravissime per il blocco ai rifornimenti imposto dalle autorità azere in quella che sul Los Angels Times (edizione online, 30 agosto) è stata definita «una delle più trascurate e sottostimate attuali crisi umanitarie al mondo».

In chi come noi non ha atteso certo l’avvio dell’attacco su larga scala dell’imperialismo russo nel febbraio 2022 per interessarsi alla linea di faglia imperialistica che attraversa l’Ucraina e soprattutto non ha mai trascurato di denunciare gli interessi imperialistici che su tutti i fronti del conflitto si sono attivati, utilizzando spietatamente i proletari ucraini e russi come carne da cannone, gettandoli con le loro famiglie nelle distruzioni e nelle sofferenze di una guerra imperialista, certe fiere condanne dell'egotismo e della crescente disattenzione per questo conflitto e per le sorti dell’Ucraina non possono che suscitare perplessità. In chi come noi è consapevole della natura di classe dei poteri alla guida degli schieramenti che si combattono in questa guerra e di come il proletariato ucraino e russo continuerà ad essere sfruttato e sottomesso anche con la fine dei combattimenti o con un “congelamento” del conflitto, questo sdegno così selettivo induce qualche domanda.
Perché altre guerre, altre sofferenze, altre popolazioni martoriate non hanno smosso in così nobile gara simili alfieri della democrazia, dei diritti dei popoli, del rispetto del diritto internazionale?
Tra i giocattoli di una volta c’erano dei pupazzetti meccanici che si agitavano, saltavano, suonavano i piatti, emettevano versi. Spesso erano soldatini che potevano battere alacremente il tamburo. Occorreva però che qualcuno, girando una chiave sulla schiena, gli desse la carica.