Noi chi?
Dal ritorno del suo recente viaggio ufficiale negli Stati Uniti, la premier italiana Giorgia Meloni ha rilasciato un’intervista a Sky TG 24 il 29 luglio, in cui ha avuto modo di esprimersi su quel processo di apertura e internazionalizzazione dei mercati comunemente conosciuto come globalizzazione: «Noi abbiamo oggi questo problema, cioè eravamo convinti che la globalizzazione e il libero mercato senza regole avrebbe risolto tutti i nostri problemi, democratizzato i processi, distribuito la ricchezza e non è andata così. […] Oggi bisogna sicuramente ripensare questo modello. E come si ripensa questo modello: la prima regola è che il mercato non può essere libero, se non è anche equo».
Al Primo ministro italiano vorremmo chiedere, innanzitutto, cosa intenda di preciso con quel “noi”…
“Noi” abbiamo un problema? Lo stesso comune problema valido per tutti i membri della popolazione italiana?
Si riferisce al settore militare, tanto caro al ministro della Difesa Guido Crosetto, che anche recentemente ha conosciuto una indubbia crescita dei fatturati?
Ai resort di lusso, tra proprietari e avventori, che stanno così a cuore alla ricca ministra del Turismo Daniela Santanché?
Alle banche italiane, dai profitti miliardari?
Alla borghesia italiana nel suo complesso, così pronta a piangere miseria e “costretta” ad aumentare i prezzi delle merci sotto la spinta dell’incremento dei costi delle materie prime, per poi scoprire che tale dinamica ha aumentato i profitti e l’inflazione a tutto danno dei salariati?
Perché non ci pare proprio che i lavoratori italiani abbiano conosciuto, e conoscano, grazie alla globalizzazione il medesimo destino delle varie frazioni borghesi, non ci sembra minimamente che in tal senso la classe operaia italiana abbia ricevuto da parte dello Stato lo stesso benevolo trattamento, tramite condoni fiscali o aiuti economici, che ha riservato alla compagine padronale.
Quel “noi”, se privato di una connotazione di classe, è una stucchevole presa in giro.
Infine, il richiamo ad un mercato equo, con più regole per una giusta ridistribuzione della ricchezza, espresso in termini interclassisti, cara premier, ricorda tanto il vacuo e radical chic mercato equo solidale della sinistra, non di classe, italiana. Da questo punto di vista, lei e l’opposizione di sinistra che spesso e volentieri dileggia e schernisce siete sulla stessa lunghezza d’onda. Con cosa in realtà non siete per nulla sulla stessa lunghezza d’onda è con gli interessi reali della classe operaia italiana che ha subito e subisce tutt’ora tutte le contraddizioni della globalizzazione, fino a ieri così celebrata da quelle stesse frazioni borghesi che oggi ne risultano in parte scontente.
Noi abbiamo un problema, premier Meloni, è vero, ma non è il vostro problema. Voi avete il problema di dover sfruttare sempre di più i lavoratori per aumentare i vostri profitti, mentre noi lavoratori abbiamo il problema di dover abbattere una volta per tutte il capitalismo e tutte le sue insanabili contraddizioni.
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