Il capitalismo a lezione di Stiglitz e Piketty
I due interventi di Joseph Stiglitz e Thomas Piketty su Internazionale (17/23 marzo) meritano di essere commentati insieme.
Stiglitz: «La notizia del secondo collasso bancario più grave nella storia statunitense è arrivata pochi giorni dopo che Jerome Powell, il presidente della Federal reserve (Fed), la banca centrale statunitense, aveva garantito al congresso che le condizioni finanziarie degli istituti di credito erano solide».
Come se compito del presidente della Fed fosse dire la verità sulle banche e smascherarne errori e
malefatte.
Ancora Stiglitz: «Come ai tempi della crisi del 2008, quello che è successo nei giorni scorsi era prevedibile ed era stato previsto. Ora speriamo che tutte le persone che hanno contribuito a creare questo caos possano avere un ruolo costruttivo nel ridurre al minimo i danni» e che finalmente tutti «imparino la lezione».
Mai che Stiglitz si chieda: perché non imparano? Perché non possono imparare?
Piketty: «Emmanuel Macron ha sbagliato epoca e fa perdere tempo al suo paese. Il presidente francese sta applicando ricette inadatte, come se fosse rimasto intellettualmente fermo all’euforia liberista degli anni novanta e dei primi anni duemila, al mondo prima della crisi economica del 2008, della pandemia e della guerra in Ucraina».
Quindi la protesta sociale in Francia non consegue da oggettive contraddizioni della società divisa in classi e da un risveglio di coscienza antagonistica, ma da errori intellettuali di Macron!
«La lezione della storia è che la prosperità deriva dall’uguaglianza e dall’istruzione, non dalla ricerca della diseguaglianza. […] Togliendo risorse allo stato sociale invece di rafforzarlo, il governo indebolisce la Francia e la sua posizione nel mondo sta inoltre perdendo un appuntamento con la storia, cioè il passaggio dallo stato social-nazionale allo stato social-globale. […] Lo stato social-globale deve basarsi su un ripensamento del sistema economico mondiale, in cui multinazionali e miliardari siano chiamati a contribuire attraverso il fisco. È questo il modo per rilanciare lo stato sociale e per uscire dalle contraddizioni attuali».
Lezioni della storia, appuntamenti con la storia? Sulla base di quale teoria della storia?
Ripensamento del sistema economico mondiale nel segno del rilancio dello stato sociale su scala globale e sovranazionale: davvero è questa la tendenza prossimo ventura del capitalismo?
Per Piketty e Stiglitz ci attende un futuro di investimenti in economia verde, istruzione e welfare State. Dimenticano di dirci dove: su Marte?
Macron e la Fed non capiscono, se capissero tutto andrebbe per il meglio e nessuno si lamenterebbe. Il capitalismo innovativo, cioè buono, funziona così; se non funziona così è perché qualcuno non capisce la lezione o si ostina a ripetere formule sorpassate.
Powell e Macron seguono i corsi universitari sbagliati di economia. Se andassero a quelli di Stiglitz e Piketty andrebbe tutto a posto!
Questi autorevoli accademici e opinionisti vivono letteralmente nel mondo dei sogni e se battono una craniata nel dormiveglia non per questo tornano alla realtà.
Mai che le repliche della storia di questi ultimi trent’anni li muovano ad un ripensamento delle loro concezioni. Anzi, la direzione sembra quella di un surplus di intellettualismo e cattivo utopismo.
Passano per keynesiani del XXI secolo ma non possiedono nemmeno il realismo di Keynes sul conflitto di classe e la lotta tra le potenze nazionali.
È il capitalismo che non capisce la loro lungimiranza, la loro saggezza? O sono loro che in realtà non capiscono il capitalismo?
In ogni caso, incurante dei sermoni dei profeti del “giusto” capitalismo, il capitalismo reale proseguirà nella sua storia di crisi, guerre, sfruttamento e distruzioni. Finché si porrà con forza terribile la fatidica alternativa e, che piaccia o meno agli Stiglitz e ai Piketty, la soluzione si avrà «o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la comune rovina delle classi in lotta».
|