Sinistra e socialismo
Le ultime sconfitte elettorali del fronte progressista hanno riaperto, in vista delle imminenti primarie del Partito Democratico, il dibattito sul futuro della sinistra nostrana. Tra i tanti articoli di questi mesi sull’argomento merita di essere citato quello a firma di Antonio Polito pubblicato sul Corriere della Sera il 18 febbraio («A sinistra senza socialismo»). L’articolo fa riferimento al nuovo libro scritto da Aldo Schiavone che, secondo Polito, metterebbe la sinistra di fronte alla realtà che non vuole accettare: il capitalismo ha vinto. La sinistra parlamentare sarebbe ancora condizionata dall’idea del socialismo e non avrebbe ancora accettato «i formidabili vantaggi che il sistema di produzione capitalistico offre in termini di produzione della ricchezza».
Ritenere che i partiti che oggi rappresentano la sinistra parlamentare abbiano elementi di ostilità verso il capitalismo ci pare una tesi incredibile. Che partiti che hanno espresso Governi, riforme pensionistiche altamente peggiorative per le condizioni di vita di milioni di lavoratori, leggi sul lavoro che hanno prima introdotto e poi reso la precarietà una condizione comune nella vita di un sempre più ampio strato di proletariato, che hanno concluso accordi contrari al minimo senso di umanità con Paesi vicini per limitare l’arrivo dei migranti, che hanno avallato politiche, per lo più animante dall’Unione Europea, volte a contenere la spesa pubblica e a tagliare quella sanitaria, sociale e assistenziale, possano essere considerati ostili agli interessi capitalistici significa, a nostro giudizio, essere fuori dal mondo. Già il partito nuovo di Togliatti, più di settant’anni fa, aveva pienamente accettato il capitalismo, e il comunismo, per il PCI, era solo la maschera ideologica dello stretto rapporto che lo legava al capitalismo di Stato sovietico.
Non sappiano quale sarà il futuro del Partito Democratico e della sinistra parlamentare, se riacquisterà consenso elettorale, se sarà in grado di tornare alla guida del Paese e quali politiche cavalcherà per recuperare i voti perduti. Sappiamo però che sarà, in totale continuità con la sua storia, un partito borghese, totalmente e acriticamente inserito nella logica del profitto, asservito al capitale e un nemico, non dichiarato, della classe operaia.
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