LORO E NOI - 30/01/2023
 
Sirie dimenticate

Nonostante l’attenzione dei mezzi di informazione sia, da un anno a questa parte, concentrata sul fronte ucraino, la violenza imperialista agisce anche in altri contesti. Il Sole 24 Ore del 20 gennaio, per esempio, si chiede che cosa sia diventata la Siria dopo ben dodici anni di guerra. Ormai quello siriano è diventato un conflitto a bassa intensità che comunque non ha conosciuto pause e ha devastato il volto del Paese. Prima della guerra la popolazione raggiungeva i 23 milioni di abitanti, poi più di sette milioni sono stati costretti ad andarsene mentre altri sette milioni vivono all’interno del Paese da sfollati. «Il 90% dei siriani, segnala il dipartimento Onu per la sicurezza alimentare, vive in povertà». I prezzi di diversi generi alimentari sono schizzati negli ultimi anni dell’800%, le infrastrutture sono distrutte e il sistema sanitario altamente compromesso. Lo Stato che ancora permane sulle carte geografiche è una pura formalità, la Siria non esiste più, esistono invece diverse Sirie. C’è la Siria del presidente Bashar al-Assad, c’è il Kurdistan siriano, meglio conosciuto come la regione dei Rojava, c’è la parte Nord-occidentale dove si trova la provincia di Idlib, l’ultima roccaforte dell’opposizione sunnita diventata, negli ultimi anni, una sorta di protettorato turco. In questa zona il Governo di Ankara ha realizzato numerose infrastrutture e in molte cittè si utilizza quasi esclusivamente la lira turca. «Qui si trovano gli sfollati degli sfollati costretti a fuggire di casa cinque, sette, anche 10 volte in pochi anni», si tratta di una regione martoriata in cui vivono 4,4 milioni di persone, un milione di loro staziona in piccoli campi profughi dove l’aiuto umanitario è diventato estremamente difficile. Una regione dimenticata, vittima anch’essa della spartizione imperialistica che ha prodotto, produce e produrrà sofferenze, devastazioni e guerre.