LORO E NOI - 30/11/2022
 
Un altro presidente operaio

Joe Biden, presidente del primo imperialismo mondiale, riscopre le sue “radici” operaie.
In visita allo stabilimento SK Siltron CSS di Bay City, in Michigan, dove si producono semiconduttori, rivolgendosi al sindacato dell’azienda ha avuto modo di affermare, come riportato dal sito www.usnews.com il 29 novembre 2022, che: «Questa volta non lasceremo indietro nessuno. […] Stiamo producendo cose qui in America e le stiamo spedendo all’estero, invece di spedire all’estero posti di lavoro».
Poi ha affermato che vuole proporre delle regole per imporre alle aziende che ottengono determinati sgravi fiscali nell’ambito dell’Inflation Reduction Act di pagare il “salario prevalente” e di assumere un numero minimo di apprendisti provenienti da programmi registrati.
Che il presidente americano stia riscoprendo la classe operaia, ispirato da un inaspettato alito socialdemocratico?
Non ci sarebbe nulla di strano, in Italia Giuseppe Conte pare vittima dello stesso afflato…
Poi però, nello stesso articolo, il presidente operaio diventa un po’ meno operaio e un po’ più attento agli interessi “di altri”.
Con la scadenza del 9 dicembre per lo sciopero indetto dal trasporto ferroviario per il rinnovo del contratto, Biden ha di recente rilasciato una dichiarazione senza mezzi termini, chiedendo al Congresso di adottare l’accordo provvisorio tra la direzione delle ferrovie e i dodici sindacati “senza alcuna modifica o ritardo”. Modifiche che erano state richieste proprio dai sindacati.
Stando al nuovo accordo provvisorio, ormai non più provvisorio, ai ferrovieri non verranno riconosciuti i giorni di malattia. Se sei malato e per questo ti assenti dal lavoro, quei giorni di malattia non ti saranno retribuiti.
Biden in tal senso avrebbe affermato: «Come presidente orgogliosamente favorevole ai lavoratori, sono riluttante a scavalcare le procedure di ratifica e le opinioni di coloro che hanno votato contro l’accordo».
Eccolo qui l’ennesimo “presidente operaio”, che al dunque manifesta il suo vero essere: “presidente borghese e dei borghesi”.
Cari lavoratori, se per portare a casa la pagnotta bisogna recarsi sul posto di lavoro, malati o feriti, beh, rincuoratevi. Il vostro “presidente operaio” vi offre tutta la propria stima e mesta riluttanza. Però poche balle, in fila a lavorare.