Una guerra imperialista in Europa e per l’egemonia in Europa
Da Washington si dichiara che il potere a Mosca è in mano ad un «macellaio» e che la Russia deve pagare un prezzo pesantissimo per il suo attacco all’Ucraina.
I vertici della Nato si sono incaricati di chiarire, di fronte a certe vaghezze e imprecisioni da parte delle autorità ucraine, i termini delle eventuali trattative tra Kiev e Mosca, affermando che gli alleati non accetteranno mai un cedimento di parti del territorio ucraino.
Il 9 maggio a Strasburgo, il presidente francese Macron ha sentito il bisogno di rimarcare come spetti solo all’Ucraina stabilire le condizioni per negoziati con Mosca (chissà a chi si rivolgeva?) e ha messo in guardia dalla volontà di umiliare la Russia.
Gli ambienti politici ucraini, dei Paesi baltici e dell’Est Europa non hanno gradito, in quegli ambiti si parla apertamente dell’obiettivo di «punire la Russia», evocando addirittura il precedente del trattamento riservato alla Germania dopo la Seconda guerra mondiale (Le Monde, 20 maggio).
Il premier Draghi auspica un cessate il fuoco il prima possibile. Gli risponde a stretto giro di posta un consigliere del presidente ucraino Zelensky: macché cessate il fuoco, dateci piuttosto più armi! (Financial Times, 20 maggio).
La Polonia preme per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea, ma da Berlino e Parigi fanno sapere che i tempi saranno lunghi e non sono previste scorciatoie.
Diventa ogni giorno più chiaro come la raffigurazione della guerra in Ucraina quale semplice contrapposizione tra Occidente democratico ed Eurasia autoritaria, o solamente tra Ucraina e Russia, sia una misera trovata propagandistica, una mistificazione ideologica.
Gli sviluppi del conflitto ucraino si dispiegano su più tavoli della dinamica imperialistica globale.
Mentre l’imperialismo russo puntava a contrastare il proprio declassamento con un atto di forza, evidentemente confidando in una combinazione favorevole di interessi e reazioni internazionali che quantomeno fatica o tarda a concretizzarsi, gli Stati Uniti hanno mosso con forza le proprie leve di “potenza europea”, riuscendo ancora una volta a mobilitare una consistente filiera di alleati e a mettere in difficoltà il ruolo propulsore e di guida dell’asse renano negli scenari di un avanzamento dell’integrazione politica continentale.
Si conferma una tendenza: l'Europa, se ha qualche probabilità di esistere come soggetto politico, deve costruirsi con un certo grado di imposizione, più che di composizione. Di coercizione, più che di consenso. Come da consolidata prassi imperialista.
È sempre più evidente che i veri obiettivi contro i quali questa guerra è diretta sono perfettamente consapevoli di esserlo. I significati reali dietro i sorrisi e le dichiarazioni di circostanza, ricordano la feroce giungla dietro i salotti parigini di Balzac.
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