SOTTOTITOLI PER LAVORATORI
L’attuale clima di “nebbia di guerra”, sta producendo nei parolai e nei rappresentanti al soldo della borghesia una spudoratezza a volte imbarazzante (imbarazzante secondo noi ma non certo per loro).
Richiami continui ad un moralismo fino a ieri sbeffeggiato, alla parsimonia, richiesta ai lavoratori ma assolutamente neanche accennata nei confronti dei miliardari di turno. Ai lavoratori si richiede sacrificio e sobrietà, quando fino a ieri lo sfarzo ed il benessere personale erano quasi idealizzati.
Frasi fatte, aria fritta e rifritta che viene elargita come il prodotto superiore di gente che guarda lontano.
Dichiarazioni che però generano quasi in automatico la relativa sottotitolazione, tramite quel “leggere tra le righe” che sembra ormai fuori moda, ma a cui i lavoratori dovrebbero prestare sempre più attenzione.
E così le esternazioni del tipo: “volete la pace oppure l’aria condizionata”, hanno come sottotitolo: “cari lavoratori, attenzione che tra guerra e rincaro di luce e gas potreste non arrivare a fine mese, ma non lamentatevi che secondo noi avete già tanto (forse troppo)”.
Oppure, ancora: “per la pace si può anche rinunciare a due punti percentuali di PIL”, diventa sempre "cari lavoratori, il vostro lavoro è a rischio, quando vi lasceremo a casa, per cortesia, non rompete le balle”.
Più o meno dello stesso tono è stata la recente affermazione del presidente del Cnel Tiziano Treu: «Rebus di difficile soluzione» (L’Economia inserto del Corriere della Sera del 10 aprile, versione online). Ma di quale rebus si tratta? Stiamo parlando del problema del rinnovo dei contratti di lavoro sulla base dell’Ipca, l’indice dell’inflazione depurato dai beni energetici.
Come previsto dal Patto della fabbrica, gli aumenti salariali sono più bassi dell’inflazione e quindi si avrà una riduzione sensibile del potere d’acquisto dei salariati.
Treu definisce la situazione “drammatica”. Bisognerebbe siglare un nuovo patto, ma dovrebbero essere d’accordo tutti: lavoratori e padroni. Come auspicio si richiede dialogo continuo tra le parti, attendendo tempi migliori. Quindi “Rebus di difficile soluzione”, sottotitolo “cari lavoratori, si avvicina per voi l’impoverimento, vorrei tanto venirvi incontro ma rappresento i padroni che non vogliono sganciarvi il becco di un quattrino. Per cui sperate nella divina provvidenza e forse, bontà sua, qualche briciola vi arriverà”.
A volte leggere tra le righe può essere difficile, complesso, ma in questi casi davvero basterebbe aprire gli occhi per smascherare le menzogne degli sfruttatori a cui solo la lotta degli sfruttati potrà finalmente far pagare pegno.
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