Deus vult II
Il patriarca ortodosso di Mosca Kirill appoggia la guerra contro l’Ucraina, indicando la necessità di combattere quelli che ritiene i disvalori dell’Occidente. Stupore tra i media del suddetto Occidente! «Espressioni incredibili» esclama Repubblica (edizione online, 9 marzo). Affermazioni «shock», sottolinea il Fatto Quotidiano (edizione online, 12 marzo). Il Sole 24 Ore (edizione online, 8 marzo) denuncia il «sermone-shock» del patriarca «completamente succube del Cremlino».
Evidentemente, il conflitto in Ucraina, in Europa, tra popoli bianchi e cristiani, ha fatto riscoprire alle redazioni, a giornalisti dei maggiori giornali italiani non solo la guerra (troppo in fretta relegata definitivamente nell’altrove dei mondi distanti dalle culle del capitalismo liberale e democratico, del potere regolatore del mercato) ma anche la storia e la società russa, con le sue specificità.
Poverini, però, in fondo bisogna capirli. Per una vita si sono crogiolati nella favoletta della Russia espansionista e militarista perché “comunista” (il “comunismo” che piaceva proprio a loro perché in fondo così compatibile con le comode spiegazioni ideologiche e così compatibile con leggi e dinamiche capitalistiche, in realtà mai abbandonate).
Si sono potuti accontentare per generazioni di ridurre la complessità e il travaglio dei rapporti tra il potere stalinista e la Chiesa ortodossa all’oleografia di una inalterata e perenne politica persecutoria a cui il clero ortodosso avrebbe contrapposto la rivendicazione di una generica e illuminata libertà religiosa. Hanno fatto tendenza e carriera canonizzando come martiri del libero pensiero dissidenti impregnati di ideologia nazionalista russa, superata dallo stalinismo per carica reazionaria solo in virtù del colossale e nefasto inganno del comunismo realizzato. Sono andati in brodo di giuggiole quando la famiglia imperiale è stata canonizzata, e tanti saluti a tutti i contadini e operai macellati nel conflitto mondiale in cui i Romanov hanno spedito la Russia, a tutte le proteste sociali e politiche represse nel sangue dallo zarismo. Tutto era perfetto: i bolscevichi (che solo il loro fanatismo aveva spinto a considerare la Chiesa ortodossa come un baluardo del dominio di
classe e del potere autocratico) erano infine smentiti dalla Storia (quella che era finita insieme alle classi e alle guerre “vere” in Europa), il sorriso bonario dei pope si sposava con le meraviglie del mercato globale e dei liberi nazionalismi sbandierati senza più reticenze.
Ite, missa est. Peccato che la fine del falso comunismo non era e non poteva essere la liberazione del capitalismo da un mortale nemico responsabile di averne frenato la potenza benefica ed emancipatrice. Semmai si è sempre più logorato il copione su cui orde mondiali di mezzibusti, politicanti e scribacchini avevano costruito le proprie fortune di apologeti del capitale. E adesso “scoprono” che la Chiesa ortodossa serve il potere politico russo, che è funzionale alle mire e all’azione dell’imperialismo russo. “Scoprono” che il clero ortodosso in Russia non è estraneo alle logiche di controllo politico e di potere della realtà nazionale in cui è inserito. Tempo al tempo e gli scribacchini, i mezzibusti, gli ideologi del capitale scopriranno che non solo questa Chiesa, questo clero, sa benedire guerre, sfruttamento e dominio di classe.
In taluni casi però la scoperta sarà silenziosa, maturata con riserbo, visto che coinciderà con la complicità.
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