LORO E NOI - 31/10/2021
 
Il tampone lo paghi il padrone

A metà luglio di quest’anno, segnato come quello precedente dalla pandemia di Covid che ha colpito le nostre vite, l'esecutivo italiano capitanato dal premier Mario Draghi ha introdotto (come in molte altre nazioni) il green pass, una misura di sicurezza che punta a poter far tornare alla “normalità” chi risulta vaccinato o negativo al Covid, restituendo la possibilità di frequentare luoghi pubblici, praticare attività in gruppo, di tornare quasi alla vita pre-pandemia.
In Italia sono due i modi in cui è ottenibile questo lascia passare: il primo è vaccinandosi, soluzione caldamente spinta da autorità, scienziati e media.  Nonostante la nostra epoca sia caratterizzata da un utilizzo della scienza alla mercé del capitale anziché del bene per l’umanità (basti vedere i favolosi guadagni delle case farmaceutiche in competizione l’una con l’altra), sicuramente la storia della medicina dimostra come i vaccini siano stati un utilissimo mezzo per debellare determinate malattie, si pensi solamente al vaiolo. Vaccinarsi è dunque la soluzione per riuscire a gestire nel migliore dei modi e piano piano risolvere la situazione pandemica.
Il secondo modo per ottenere il green pass è quello di farsi, in assenza di vaccinazione, dei tamponi della validità di 48/72h che confermino che non si è infetti da Covid. Questa alternativa lascia la possibilità di non imporre un obbligo vaccinale, scelta fatta coerentemente con tutti gli altri Stati del mondo tranne Indonesia, Turkmenistan, Tajikistan e gli Stati federati di Micronesia.
La libertà di scelta, lasciata al singolo cittadino, ha portato naturalmente all’avere una parte di popolazione  non vaccinata: chi per paura, chi perché nutriva dei dubbi (anche leciti data la pessima comunicazione dei media e delle autorità sommate a delle iniziali problematiche nei vaccini che non contribuirono a migliorare il clima dubbioso e timoroso che li circondava, soprattutto per chi avesse familiarità con malattie cardiovascolari), altri non si sono vaccinati per ignoranza o complottismo.
Il fatto è che ora in Italia circa 4 milioni di lavoratori su 23 non sono vaccinati, si tratta circa del 15%, un dato non così trascurabile. Il vaccino è somministrato gratuitamente mentre chi si sottopone al tampone deve pagare un costo che in questi mesi è stato tra i 15 e i 30 €.
Se le cose fossero rimaste come a luglio, i non vaccinati non avrebbero potuto frequentare luoghi pubblici al chiuso se non facendo tamponi, ma il vero problema è sorto, per i non vaccinati, questo 15 ottobre, quando il Governo ha deciso che tutti i lavoratori dovranno esibire il green pass anche a lavoro. 
È così che milioni di lavoratori italiani, convinti che la libertà di scelta sul proprio corpo, giusta o sbagliata che sia, fosse sacrosanta, si sono ritrovati vittime di un “ricatto” che li costringe o a rinunciare alle proprie idee e convinzioni (ci sono molti casi di persone che si sono vaccinate per “sfinimento”) o a pagare dal proprio portafogli la propria sicurezza sul posto di lavoro, ritrovandosi a dover sborsare denaro per poter lavorare. 
In una pandemia in cui quasi tutta la catena produttiva e distributiva delle merci non è si affatto fermata quando non c’erano vaccini a disposizione, ora sarà il lavoratore a dover pagare per la propria sicurezza mentre continua a produrre plusvalore per tutti.
E’ giusto allora pagare per poter entrare sul posto di lavoro per far guadagnare il padrone?
E’ giusto che sia il lavoratore a dover sacrificare le sue idee per poter sopravvivere, mentre chi si arricchisce grazie a lui potrà concretizzare quella famigerata “libertà di scelta” per il solo fatto che se la può permettere economicamente?
Non è forse questa allora un’ennesima libertà borghese che è tale solo si hanno i soldi per poterla materializzare? 
Un esempio di rivendicazione classista su questa tematica, delicata e in cui spesso bottegai interessati al proprio giro d’affari si sono mischiati con squinternati no-vax, ci è mostrata tuttavia dai portuali di Genova aderenti al sindacato Usb: grazie all’arma dello sciopero sono riusciti ad ottenere che i lavoratori non dovessero pagare i tamponi per accedere all’area del porto. Ben fatto!