La povertà aumenta anche nei Paesi ricchi
Sappiamo che il sistema capitalistico non è in grado di garantire generali condizioni di benessere.
Sappiamo che produce poche e gigantesche ricchezze a scapito di ampi strati di povertà.
Sappiamo che la povertà non è un problema che riguarda solo i Paesi economicamente più arretrati e si sta sempre più diffondendo nei Paesi cosiddetti ricchi colpendo anche chi ha un lavoro.
Per il Financial Times (Internazionale, 20/26 agosto 2021) i cittadini dei Paesi ricchi hanno affrontato la pandemia potendo contare sulla rete di protezione dello Stato. Ma nonostante questo anche le economie più avanzate sono state duramente colpite dalle conseguenze del covid.
I più vulnerabili sono stati i lavoratori autonomi, quelli impiegati nell’economia informale e i dipendenti con contratti precari. «In Italia, per esempio, nel 2020, il numero di persone che vivono in condizioni di povertà è aumentato del 22 per cento rispetto al 2019 fino a raggiungere i 5,6 milioni, circa un decimo della popolazione. La Federazione dei banchi alimentari europei ha dichiarato che nel 2020 ha aiutato quasi tredici milioni di persone, il 35 per cento in più rispetto al 2019, distribuendo 860 mila tonnellate di generi alimentari». Numeri indicativi, non generati dalla pandemia ma da un sistema economico naturalmente portato a produrre sofferenza sociale che la pandemia sta accentuando, acutizzando, aggravando.
Sappiamo che per sconfiggere la povertà non basterà sconfiggere la pandemia, bisognerà sconfiggere il sistema capitalistico.
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