LORO E NOI - 21/08/2021
 
“Capitan coraggio” e i suoi figli

«I giovani che non sono stati uccisi, esiliati o incarcerati sono tossicodipendenti». Sono parole di un assistente sociale di Sweida, città della Siria meridionale, riportate dal settimanale britannico The Economist e tradotte da Internazionale (edizione online, 5 agosto).
Il regime degli Assad – riporta l’Economist – si finanzia ormai massicciamente con la produzione e il commercio di captagon (appartenente alla famiglia delle anfetamine), divenuto «la droga preferita del golfo Persico».
Con la guerra, le autorità siriane hanno distribuito “capitan coraggio” (come è definito il captagon, che consente, tra l’altro, di vincere il sonno e sostenere sforzi fisici estremi) alle truppe ed ora questa merce è divenuta un autentico asse portante dell’economia del regime di Damasco: le fabbriche chimiche di Homs e Aleppo sono state convertite a questa produzione e l’export di questa droga supera ormai enormemente il principale prodotto di esportazione legale siriano (l’olio d’oliva).
E sembra che non sia solo la Siria sotto controllo degli Assad ad essere coinvolta in questo lucroso business.
Milizie e formazioni, anche dello schieramento opposto, hanno trovato nel commercio di droga una gallina dalle uova d’oro, tanto più necessaria e insostituibile quanto più pressante è l’esigenza di non rimanere indietro rispetto al fronte avversario in quanto a sostegno alla propria capacità bellica.
«Mentre l’economia ufficiale crolla sotto il peso della guerra, delle sanzioni e della gestione predatoria degli Assad, questa droga è diventata la principale merce di esportazione e fonte di valuta pregiata del paese».
Le ragioni della merce, della “valuta pregiata”, hanno la meglio sulla salute, l’integrità, la vita di esseri umani.
Non siamo di fronte ad un’aberrazione rispetto alle “normali”, “sane” leggi del capitalismo. Il conflitto siriano, con i suoi orrori di mercato, con il suo mercato dell’orrore, non costituisce un altrove, una negazione del capitalismo. Ne è un figlio terribile e assolutamente legittimo, è capitalismo declinato in forme dirette, aperte, senza le mediazioni e le articolazioni sovrastrutturali possibili in altri contesti.
I giovani che si stordiscono in balli allucinanti e alienanti tra le dune a Nord di Riad, macinati in un “divertimentificio” a base di pillole che fornisce, rispetto alle frustrazioni di una realtà sociale disumanizzante, la falsa alternativa della perdita di sé, i giovani tossicodipendenti tra le macerie siriane, i giovani armati che vanno alla morte e all’omicidio imbottiti di “capitan coraggio”, mentre sulle loro vite bruciate si realizzano profitti da capogiro, rientrano tutti, in modi differenti, nel costo orribile che la perpetuazione del modo di produzione capitalistico, della società capitalistica, impone al genere umano.