LORO E NOI - 25/11/2020
 
Lavoratori sappiatelo, è sempre colpa vostra!

Per gli apologeti del capitale, in questo triste periodo in cui la voce dei lavoratori non riesce a farsi sentire come dovrebbe, pare essere sempre festa. E così, visto che nessuno riesce a fargli pagare pegno, si lanciano in reprimende volte sempre verso la nostra parte, chissà perché, verrebbe sarcasticamente e amaramente da dire.
Neanche il vecchio Corrado Augias su la Repubblica del 24 novembre ci salva dalla lezione del “vecchio saggio”, e ci indica la via della vera colpa per le morti da Coronavirus. E indovinate un po’, cari lavoratori, di chi sarebbe, in fondo in fondo, questa insana colpa? Ma nostra ovviamente! «Come dobbiamo valutare questa cifra, a parte la doverosa umana pietà, che cosa dobbiamo farne, quale beneficio collettivo questi 50mila nostri compatrioti senza più occhi né voce possono ancora dare a noi sopravvissuti? Le possibili colpe del governo, degli amministratori locali, di noi tutti, delle nostre imprudenze, della voglia di comportarci come se la pestilenza non ci fosse, si schiantano contro questa cifra. La sola vera colpa, la più grande, è non rendersi conto che il virus è tra noi in agguato e che pretendere la normalità in una situazione così anormale e malata, è imperdonabile… Ecco come possono aiutarci quei 50mila morti senza più occhi né voce: farci davvero capire che cosa sta succedendo, quale sia il posto di ognuno di noi».
Non metti bene la mascherina?
Vuoi fare due passi fuori casa dopo il lavoro?
Vorresti andare oltre il “lavoro, casa, lavoro”?
Ecco mio caro lavoratore poco lungimirante, tutta questa tua superficialità ed egoismo hanno portato a superare la soglia dei 50mila morti!
Non è colpa di una sanità sempre più attenta ai costi invece che ai malati, ai posti letto e alle terapie intensive.
Non è colpa di una politica costantemente in campagna elettorale, attenta agli umori e agli interessi delle varie frazioni borghesi che se ne infischia della salute dei lavoratori, in prima linea nella esposizione al virus.
Non è colpa della borghesia che guai a chiudere temporaneamente la produzione per mettere veramente in sicurezza i lavoratori.
I luoghi di lavoro non sono luoghi di diffusione del virus, così ha sentenziato il Capitale, in barba alla scienza e all’evidenza oggettiva.
No, mio caro lavoratore, la colpa è soltanto tua, della tua voglia di normalità e del fatto che non hai ancora capito qual è davvero il tuo posto nella società e quindi se tua è la colpa allora è giusto che paghi, con la salute e anche con la vita.
Quindi, proletario, lavora, ammalati e, se non sei più produttivo, muori!
È questo il conto che la coscienza sporca della borghesia ti fa pagare, un conto troppo salato.