Sbagliando si impara?
Il noto proverbio popolare non è sempre vero. Non è infatti così quando a determinare le azioni degli uomini, in questo caso non generici individui ma manager della sanità, sono precisi interessi economici immediati. E' uno dei limiti intrinseci della borghesia: la sua cecità, il non essere in grado di sacrificare l'interesse contingente in vista di un bene comune futuro perché guidata da criteri che premiano il ritorno monetario nel brevissimo periodo. E' il caso dei manager della sanità lombarda: la norma regionale legava infatti i lauti bonus per i dirigenti al numero delle visite ambulatoriali e ciò ha provocato nei mesi scorsi una frettolosa chiusura dei reparti anti-covid legati alla pandemia. Così appena prima dell'arrivo dell'attesa seconda ondata di coronavirus i posti nelle terapie intensive in Lombardia si contavano in 983, contro l'obiettivo minimo che era stato fissato in 1446. Decenni di tagli alla sanità hanno fatto sì che, di fronte alla prima ondata pandemica, il
sistema sanitario italiano, e lombardo in particolar modo, siano entrati in sofferenza in brevissimo tempo, non potendo offrire terapie adeguate a molti contagiati. Ora, con l'aggravante dell'esperienza vissuta nella passata primavera, quello scenario potrebbe ripetersi, tanto da costringere le autorità a mettere già in atto una nuova serie di lockdown parziali. Nei mesi estivi, invece di spendere soldi massicciamente in vista della prevedibile recrudescenza autunnale del virus, la Regione Lombardia ha spinto invece i dirigenti generali degli ospedali, coloro i quali organizzano i reparti ospedalieri, a recuperare le prestazioni specialistiche ambulatoriali consuetudinarie. Il riconoscimento del bonus era legato in particolare ad un obiettivo: raggiungere «una produzione pari ad almeno il 95 per cento di quella del secondo semestre 2019». Ciò avrebbe determinato il «25 per cento della valutazione finale dell’operato del direttore generale, da cui dipende la corresponsione
di un premio di produzione che può arrivare fino a un quarto del suo trattamento economico» (la Repubblica del 20 ottobre, "Quei premi ai manager che hanno tagliato i letti Covid lombardi” di Tito Boeri e Roberto Perotti). Riferisce l'articolo di Repubblica che questo «incentivo potente» «ha indotto molti ospedali a chiudere o depotenziare i reparti Covid, riorientandoli per soddisfare l’obiettivo imposto dalla Regione [...] Inoltre non si è investito nel trovare o formare personale sanitario in grado di affrontare una nuova ondata di Covid». Un'ennesima prova di come il sistema capitalistico non sia compatibile con gli interessi del genere umano e semmai gli sia più calzante un altro detto: «errare è umano, ma perseverare è diabolico».
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