LORO E NOI - 30/09/2020
 
Un egregio, stimato e rispettabile populismo

La recente tornata di elezioni regionali e amministrative ha mostrato tendenze e dinamiche più profonde e complesse dei responsi di una sbrigativa lettura, incentrata solo sulle sorti immediate del Governo Conte. Se si guarda agli andamenti in corso oltre le lenti della più stretta contingenza, PD e compari di Governo pentastellati hanno davvero poco da gioire. Gli uni sono ridotti ad esultare per aver perso solo parte di quelle che erano le storiche roccaforti e gli altri stanno facendo i conti sempre più amaramente con l’illusione che slogan e demagogia due punto zero bastino a formare una decente identità politica. Ma anche sull’altro versante dello scenario politico borghese non manca chi deve arrabattarsi per far quadrare i conti con esiti non così brillanti quanto si era previsto. I dati non giustificano il de profundis per il populismo leghista. Le urne hanno premiato questa componente politica anche in aree in cui era marginale in stagioni elettorali non lontane, a conferma di quanto l’umore securitario e lo sciovinismo bottegaio della piccola borghesia continuino a improntare di sé il clima politico generale. Ma, complici le sue stesse incaute previsioni di vittoria totale e di spallata al Governo, il leader leghista Matteo Salvini deve confrontarsi con aspettative disattese, tra giravolte interpretative e buoni propositi per il futuro. Questo esercizio è al centro dell’intervista rilasciata al Corriere della Sera il 23 settembre. Accennando agli errori degli «alleati», Salvini (che ha voluto sottolineare nuovamente il suo riscoperto profilo moderato) indica la nuova via verso la vittoria alle amministrative 2021: presentarsi con «gente che viene dall’impresa e dalle professioni». Insomma, dopo gli ululati ad orologeria contro i poteri forti (pratica che non ha impedito alla Lega di sostenere a piè sospinto gli interessi di varie multinazionali), dopo infinite pose demagogiche a fianco della “gente”, dopo innumerevoli sceneggiate in veste di paladino del “popolo” contro i salotti buoni della borghesia radical chic e globalista, dopo aver abbondantemente innaffiato di autocompiacimento interclassista (e quindi anti-proletario) il dato di un robusto consenso elettorale (non di rado però amplificato oltre misura da una sbrigativa vulgata mediatica) nella classe operaia, il capo leghista scopre che la salvezza è sempre lì, nella “cara, vecchia” borghesia. Non solo, è alla gente che guida imprese e studi notarili, che accumula fortune in Borsa e che dispensa visite private a peso d’oro, che vanno affidati i ruoli che contano sul territorio. È alla gente che ha saputo guadagnarsi e conservare la rispettabilità borghese a suon di profitti e parcelle (meglio se in nero, tanto per la pressione fiscale ci sono le ampie e avvezze spalle dei salariati e alla bisogna c’è sempre all’orizzonte un bello scudo fiscale, come sanno bene anche in casa leghista…), che vanno affidati i posti da candidato nelle prossime, cruciali battaglie per le «più grandi città italiane». E il popolo tanto caro ai populisti? Il popolo delle periferie riscoperto d’un tratto quando c’è da cavalcare la cagnara contro la famiglia immigrata o il campo nomadi? Niente paura, un ruolo l’avrà sempre, il ruolo che in fin dei conti gli riservano puntualmente tutti gli schieramenti del mondo politico borghese: votare e applaudire in piccionaia. Poi, col gruzzolo di voti in saccoccia, il fiero populista o il garbato progressista andranno a trattare, a parlare di cose serie, con la gente che merita, quella «che viene dall’impresa e dalle professioni». E pazienza se le intese tra costoro, gli scambi e i favori, andranno a ricadere su quella classe proletaria di cui da tempo immemorabile si celebra la scomparsa ma che ricompare puntualmente alla luce nel momento dei sacrifici per la salvezza degli utili e delle casse pubbliche o di andare quotidianamente a produrre in fabbrica nel pieno di un lockdown. In ogni caso, all’operaio che si affida alla politica dei padroni, in una qualsivoglia delle sue varianti, non mancherà la ricompensa di un selfie con il politicante di turno, con uno dei vari “capitani” che gli prometterà di difenderlo da tutti, salvo che dai suoi veri nemici.