LORO E NOI - 12/08/2020
 
Nessun naufragio ci libererà dal capitalismo

Il Corriere della Sera (edizione online 25 luglio) ha messo in rilievo un risvolto paradossale della politica muscolare condotta dalla Turchia di Erdogan: l’isola greca di Kastellorizo, dove Gabriele Salvatores ha girato il film “Mediterraneo”, si è trovata al centro di un braccio di ferro tra Turchia e Grecia sullo sfruttamento economico della zona marittima. L’isola, simbolo, nella pellicola premiata con l’Oscar nel 1992, di una sorta di estraniamento dalla storia con le sue brutture e i suoi conflitti, dalle divisioni e gerarchie sociali, alla riscoperta di una più rilassata e serena dimensione introspettiva e di relazione comunitaria, è oggi pienamente coinvolta in un dispiegamento militare e in un’escalation di tensioni internazionali. Le ombre degli immaginari e sperduti soldatini del film (per la verità immagine molto edulcorata dell’espansionismo militare dell’imperialismo italiano durante la Seconda guerra mondiale), impegnati nel loro percorso di crescita umana tra sandali, spinelli e abbigliamento etnico, hanno lasciato il posto a missioni per la ricerca di idrocarburi, a navi e aerei da guerra, alla caccia alle risorse energetiche e a nuovi status di potenza. I cercatori dell’oblio, del micro-paradiso individuale fuori dalla storia, della fuga dal mondo, dovranno trovare per il momento altri lidi e altri mari. Sempre più piccoli e marginali, in attesa che il capitalismo imponga pienamente anche lì le proprie regole e le proprie condizioni.
Dal capitalismo non si può più fuggire.
Si può solo vivere in esso, accettandolo – e servendolo – o combattendolo per raggiungere un superiore stadio sociale.