Elogio (borghese) del transumanesimo ovvero come spacciare per comodità le nuove frontiere della disumanizzazione capitalistica
In tempi di tristi (e assai prevedibili) scoperte di cosa significhi in realtà il celebrato smart working per la vita di moltissimi lavoratori, leggere come La Stampa (5 luglio) ha raccontato la vicenda di una giovane manager svedese che si è fatta volontariamente impiantare un microchip sottocutaneo, risulta molto istruttivo.
Per quello che è riportato, per come è riportato e per quello che non è riportato. Partiamo dalla protagonista di questa storia: una «giovane donna svedese, con un curriculum e un’energia fuori dall’ordinario», nella vita è Innovation manager per Absolut Vodka e si occupa anche di «programmi di supporto alla leadership femminile».
Mai che il caso esemplare sia quello di un operaio a cui, grazie al microchip sottocutaneo, la direzione può contare anche i secondi che passa al cesso. Che cosa si è impiantata: un «affarino più piccolo di un chicco di riso», con un intervento «praticamente indolore», della durata di appena 5 minuti e dal costo di 100 euro, e che non lascia nessun segno (non si vede «neanche una cicatrice»). Perché lo ha fatto: «Per semplificarmi la vita e perché sono molto curiosa, adoro le novità e l’esplorazione delle potenzialità della tecnologia», il chip «fa risparmiare tempo e pensieri», si entra in palestra, si prenotano i biglietti per il teatro, ci si scambia documenti e contatti sul lavoro, «posso permettermi di perdere le chiavi».
I critici di fronte ad un suo possibile utilizzo su larga scala e aziendale: «Una valanga spropositata di bufale», complottisti vari e tutti coloro che, non tenendo conto di come siamo tutti ormai già tracciati e manipolati, non capiscono che «il chip è un falso problema». Bella consolazione…
I suoi futuri impieghi ad ampio raggio grazie al lancio sul mercato: migliorare la salute pubblica (diabetici monitorati costantemente etc.). Insomma, tra le euforiche battute della manager rampante che può finalmente entrare in palestra o pagare il cocktail con una sventolata di mano (e che, di fronte ai dilemmi di questo dispositivo tecnologico nella vita quotidiana si chiede, tutta candore, «ma che male c’è se può migliorarla?»), e le frecciate agli unici critici possibili e immaginabili (l’avversione più sguaiata all’innovazione scientifica e tecnologica, il complottismo più becero) il «cammino del transumanesimo» procede trionfale. Un cammino trionfale che, ça va sans dire, è descritto come totalmente libero e incontaminato dal capitalismo e le sue leggi. Mentre invece è, e non può non essere, invischiato fino al collo, nella società capitalistica, nelle sue priorità, nei suoi conflitti, nelle sue contraddizioni. L’impiego aziendale del microchip sottocutaneo si
risolverà solo in una tutela ventiquattr’ore su ventiquattro della salute dei dipendenti? Ci spiace per la curiosità tecnologica della manager di Absolut Vodka, ma questa non ce la beviamo. In una società lacerata da divisioni di classe e tensioni, soggiogata all’imperativo assoluto del profitto, alla mercificazione della vita umana, l’utilizzo di questa tecnologia si concretizzerà solo nella possibilità finalmente di smarrire il biglietto del tram? Lasciamo stare. Da parte nostra, sappiamo distinguere tra la dimensione storica della scienza, della tecnologia e il loro inevitabile utilizzo nella specifica realtà capitalistica. Quindi, non pensiamo certo di poter salvare gli sfruttati, che saranno ancora più sfruttati grazie alle tecnologie asservite al capitale, con reazionarie crociate anti-tecnologiche, che illudano di poter salvare la società capitalistica dal capitalismo bandendo questo o quel dispositivo. La lotta è contro il capitalismo, anche per la liberazione della scienza
dal suo inevitabile pervertimento, fintanto che il capitalismo regnerà sovrano.
In conclusione, come non lascarsi sfuggire un (amaro) sorriso leggendo le argomentazioni che un ilare «bio-hacker» di una compagnia svedese rifila per rassicurare circa i rischi di esporsi a truffe o appropriazioni indebite tramite il chip: gli impianti in questione non trasmettono segnali in modo indipendente, «funzionano insomma con la stessa tecnologia di quelli usati per i cani, nelle carte di credito, nel codice fiscale». Davvero dei bei termini di paragone per la vita e il destino storico dell’essere umano! Non c’è molto da aggiungere: nel capitalismo, nel suo sacro rispetto, il “transumanesimo” avrà sempre molto poco di umanesimo.
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