LORO E NOI - 22/07/2020
 
Mercati finanziari e disuguaglianze crescenti

Quello delle diseguaglianze è diventato uno dei grandi temi su cui si concentrano le attenzioni di molti analisti economici. Il Sole 24 Ore (14 luglio, «Chi vince davvero con il rally») ricorda che, secondo i calcoli elaborati dall’economista Thomas Piketty, in Europa occidentale la quota di reddito totale fatta propria dal 10% con il reddito più alto è passata da meno del 30% negli anni ’80 ad oltre il 35% di oggi. «Negli Stati Uniti, nel medesimo periodo di tempo, i Paperoni (quel 10%) hanno attualmente quasi il 50% del reddito disponibile. Il gruzzolo, negli anni ’80, era molto inferiore: viaggiava intorno al 35%. A partire da quel decennio c’è stato un progressivo e costante aumento che ha portato l’America in una situazione simile quella dell’Europa di inizio ‘900. Insomma: gli Stati Uniti stanno diventando la patria delle disuguaglianze». Il settore finanziario sta, con ogni probabilità, contribuendo ad allargare la forbice tra i pochi grandi detentori di ricchezza e il resto della popolazione, probabilmente non solo in America. E’ di questa settimana la notizia secondo cui Warren Buffett avrebbe guadagnato dal mese di marzo 40 miliardi di dollari con i semplici rialzi delle azioni di Apple che hanno trascinato i rally di Wall Street negli ultimi mesi e spinto il Nasdaq su nuovi record nonostante il diffondersi della pandemia. I titoli della Apple sono ormai scambiati a circa 30 volte gli utili, nel solo mese di giugno hanno avuto un balzo del 10%, da gennaio il titolo ha guadagnato il 32% e negli ultimi dodici mesi l’aumento è stato addirittura dell'88%. I mercati finanziari hanno contribuito ad aumentare le disuguaglianze, hanno favorito, ancora di più, i pochi detentori di immani patrimoni ed escluso il resto della popolazione. Il quotidiano di Confindustria riporta i dati della Federal Reserve secondo cui, alla fine del primo trimestre del 2020, l’1% degli americani più facoltosi possiede ben il 51,8% delle azioni e dei fondi d’investimento in mano alla totalità degli statunitensi. In valore assoluto: 11.300 miliardi di dollari. «La disuguaglianza, poi, cresce se si distingue tra le razze. Sempre secondo la Fed i bianchi hanno il 91,6% di tutti fondi d’investimento e delle azioni in mano agli americani. Seguono, lontanissimi, gli asiatici (5,2%). Infine, entrambi con una quota dell’1,6%, arrivano ispanici e neri».
Gli Stati Uniti d’America rimangono il simbolo del capitalismo, il simbolo di un sistema sociale inevitabilmente orientato a dare troppo a pochi e troppo poco a molti.