LORO E NOI - 20/05/2020
 
Sottoscriviamo

Non è frequente, ma può succedere di essere pienamente d'accordo con un giudizio o una valutazione proveniente da esponenti di forze politiche e sociali avverse, da espressioni della classe nemica.
I motivi di fondo generanti questa circoscritta convergenza rimangono divergenti e conflittuali, ma sul punto specifico si può concordare.
È il caso di una recente affermazione di una figura importante dell'azione politica della Chiesa come il cardinale Camillo Ruini, a lungo presidente della Cei.
Nella sua intervista a La Stampa (16 maggio), il porporato ha voluto chiarire alcune questioni su due fronti.

Da un lato, ha precisato le distinzioni e le distanze tra l'opera, la figura di Giovanni Paolo II e la galassia sovranista che oggi punta ad appropriarsi dell'eredità del pontefice che, secondo un'espressione superficiale e retoricamente sbrigativa, avrebbe sconfitto il “comunismo” (la Chiesa attraversa una crisi dalle profonde radici storiche, ma rimane un boccone troppo grosso e troppo intriso di secolare esperienza politica per gli appetiti annessionistici dei demagoghi della campagna elettorale permanente).

Dall'altro, ha voluto rimarcare la totale illegittimità di ogni accostamento di papa Francesco al marxismo (tentativo invece ricorrente nella propaganda ostile all'attuale pontefice, giunta ormai a trasportare la banalizzazione e la distorsione del concetto di marxismo anche nelle dispute tra correnti ecclesiastiche).
Su questo argomento, Ruini è lapidario: «Accusare Papa Francesco di marxismo significa non conoscere il marxismo, oppure non conoscere l’attuale Papa, o più probabilmente non conoscere né il marxismo né il Papa».
Sottoscriviamo.
Su certi concetti, su determinate esperienze, su parole che evocano identità storiche di grande portata e di non indolore complessità, santa madre chiesa non scherza e non tollera confusione.
Nel nostro piccolo, nemmeno noi.