LORO E NOI - 28/02/2020
 
Quando il capitale chiama…

La vicenda del coronavirus in Italia è emblematica per come è stata trattata dalla politica nostrana.
Il giudizio scientifico ha lasciato il passo ad iniziative dettate dal calcolo politico immediato, a dimostrazione di come la “campagna elettorale permanente” ha inghiottito le menti dei politici, di tutti gli schieramenti.
Si è passati così da un giorno all’altro dalla “crisi sanitaria” al “poco più di una normale influenza”, lasciando sbigottito il “normale cittadino” ed aprendo la strada alle più becere ideologie dietrologiche.
Ma le motivazioni del cambio di passo, della nuova parola d’ordine che chiede a gran voce di smorzare i toni, di darsi una calmata non sono motivazioni “alte”, interessate soltanto al bene comune. La decisione drastica di costruire cordoni sanitari, mettere in quarantena interi paesi, bloccare le vie di comunicazione è stata fortemente messa in discussione da ben altre esigenze. Gli interessi borghesi sintetizzati dal Turismo, dal Commercio e via discorrendo hanno fatto cambiare rotta alla politica, portandola a più miti consigli.
Prima il personale politico ha in qualche modo assecondato “la paura”, con il timore che la parte politica avversa potesse utilizzare il fenomeno coronavirus per portare acqua al proprio mulino. Poi, richiamate all’ordine dagli immediati interessi borghesi, tutte le forze politiche si sono poste sull’attenti, nel tentativo di smorzare i toni allarmistici.
Emblematica, in tal senso, è la prima pagina di Libero del 27 febbraio dove a gran voce intima «Diamoci tutti una calmata», «Virus, ora si esagera». Non bisogna penalizzare le attività economiche solo per colpa di un virus!
Quando gli interessi borghesi chiamano, non c’è virus che tenga…