LORO E NOI - 29/12/2019
 
A volte ritornano

A ridosso della pesante sconfitta subita dal partito laburista nelle recenti elezioni inglesi, si è aperto un dibattito che ha travalicato i confini della Gran Bretagna, giungendo anche in Italia, sul futuro della sinistra e delle sue politiche riformiste.
Un redivivo Tony Blair, che nelle recenti foto porta il segno dell’età che avanza, denuncia lo spostamento troppo a sinistra effettuato da Jeremy Corbyn.
Blair, stando a quanto riportato da la Repubblica del 18 dicembre, ha affermato che: «La gente lo ha visto come un leader che sostanzialmente si oppone ai valori di un paese come la Gran Bretagna e dell’Occidente. Corbyn ha simboleggiato un genere di socialismo quasi rivoluzionario, mescolando una politica economica di estrema sinistra con una profonda ostilità alla politica estera occidentale. E questo cocktail non attirerà mai il tradizionale voto laburista». Aggiungendo a questo anche le critiche ad una posizione troppo indecisa nei confronti della Brexit, incapace di farsi alfiere del “no” fino in fondo.
A queste dichiarazioni in Italia ha fatto eco Matteo Renzi che in un “Tweet” ha dichiarato: «La sinistra radicale, quella estremista, quella dura e pura è la migliore alleata della destra. Continuate pure a insultare Blair e tenervi Corbyn».
Insomma, la sconfitta della timida sterzata “sociale” di Corbyn ha prontamente consentito di rialzare la testa agli alfieri e ai tamburini di quella svolta liberista e di supina accettazione dei dogmi del mercato globale che ha consegnato la sinistra di origine socialdemocratica e riformista ad una sequenza impressionante (e probabilmente non prossima alla fine) di sconfitte di fronte all’oggi rampante populismo. Evidentemente è il presunto estremismo classista del leader laburista sconfitto all’ultima tornata elettorale ad aver contagiato il Pd in Italia, il Ps in Francia, la Spd in Germania e via dicendo, e a spiegarne le ripetute e sonore batoste. Strana però questa accusa nei confronti del partito del Jobs Act, della socialdemocrazia delle leggi Hartz, di una sinistra votatasi da anni alla giustificazione e alla promozione presso i proletari di una continua precarizzazione del lavoro, di una sistematica tassazione concentrata sui salariati, di una rapina costante ai danni delle pensioni dei lavoratori dipendenti. Bocciata la ricetta di un riformismo laburista vecchio stile si tornerebbe quindi alla casella di partenza, a quella sinistra “ragionevole” e al servizio dei salotti buoni del capitale globalizzato ai cui danni, in termini di consenso tra gli strati popolari, la formula di Corbyn ha cercato inutilmente di porre rimedio.
Respinte le inconsistenti promesse di pane da parte di un massimalismo riformista dal fiato corto, ora possono tornare i miraggi delle brioche degli eleganti negozi nei quartieri bene della “globalizzazione”. A questa misera alternativa è ridotta oggi la questione del rapporto della sinistra borghese con la classe lavoratrice.