Operai: una classe ora silente, ma con un grande potenziale
Il 14 novembre il sito dell'agenzia Adnkronos riportava alcuni dati, tratti da rilevamenti Inps, riguardanti i lavoratori dipendenti nel 2018.
Il titolo dell'articolo è interessante, mettendo in luce subito il cuore della analisi: “Italia operaia, l'Inps traccia l'identikit del dipendente”.
Si legge che «l'Italia è principalmente un Paese di operai».
La cosa potrebbe sembrare assai strana, visto che per anni la classe operaia è sostanzialmente scomparsa dalle pagine della grande stampa, dai media e dai dibattiti della borghesia. Come se non esistesse più o fosse comunque in via di estinzione, talvolta dipinta come un fenomeno sociale relegato al Novecento. Una classe, quindi, che appare e scompare a seconda di quelle che sono le necessità del momento delle classi dominanti.
Quelle rare volte che la nostra classe è risultata interessante per le cronache, lo è stata perché utile e funzionale alle diverse frazioni politiche della borghesia. Nel corso degli ultimi trent'anni la classe operaia ha pagato sulla propria pelle il declino dell'imperialismo italiano, più di un trentennio senza lotte generalizzate ha indebolito i salariati nelle loro rivendicazioni.
Con il drastico ridimensionamento delle storiche grandi concentrazioni industriali e l'esaurirsi del ciclo di mobilitazioni che da esse si era dispiegato, la classe operaia si è man mano spenta come soggetto sociale attivo, le lotte sono diventate sempre più rare e confinate in piccoli comparti.
Oggi le statistiche riscoprono che vi è una classe operaia numerosa, che c’è un' “Italia operaia”.
Leggiamo che nel settore privato «le “tute blu” sono nel 2018 la principale forza lavoro del Paese. Mentre nel pubblico dove meno della metà sono uomini e over 50, a primeggiare sono i dipendenti della scuola».
Emerge quindi che gli operai sono la più numerosa tra le diverse figure sociali: «Nel 2018 gli operai rappresentano il 55,6% del totale (8.729.609 lavoratori)». Le cosiddette tute blu, un tempo avanguardie nelle lotte sindacali, sono oggi numerose ma latitano nelle questioni politiche e sociali, vittime, purtroppo, di decenni di pesanti sconfitte e dei tradimenti delle burocrazie sindacali.
La classe operaia sembra smarrita, ingabbiata dagli inganni e dalle false promesse. Anche gli ultimi movimenti di piazza, a tutt'oggi, non mostrano alcun interesse per le attuali condizioni dei salariati e per le loro prospettive future.
La classe operaia oggi è numericamente grande ma è un nano politico, necessita più che mai di una propria organizzazione politica che rappresenti, veicoli e difenda quella coscienza in grado di costituire un'alternativa al torpore e alla strumentalizzazione delle ideologie e alla politica borghese.
Il sistema, la società in cui viviamo oggi, vuole una classe operaia succube delle politiche borghesi, politicamente infantile e oppressa. I salariati oggi sono politicamente silenti ma hanno in sé, come la Storia ci ha già dimostrato, un grande potenziale.
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