LORO E NOI - 23/11/2019
 
I borghesi della Cina “comunista” all’arrembaggio

Il giornale vercellese La Sesia del 22 novembre ha pubblicato la testimonianza da Hong Kong di un giovane analista finanziario originario della cittadina piemontese.
Alcune osservazioni risultano particolarmente interessanti anche perché provenienti da una fonte non certo sospettabile di estraneità o di avversione di principio al mondo degli affari, alle logiche capitalistiche e al ruolo storico della borghesia.
Non solo viene ribadita, tra le cause scatenanti la protesta nell’ex colonia britannica, la crescente diseguaglianza sociale in un contesto di riduzione del peso dell’economia locale nell’insieme del quadro economico cinese. Ma viene posta l’attenzione anche su un dato specifico che avrebbe contribuito ad alimentare il risentimento di buona parte della popolazione di Hong Kong, alle prese con problemi abitativi o di accesso alle cure sanitarie.
L’afflusso di «ricchi cinesi continentali» avrebbe generato una «pressione economica», riducendo ulteriormente per la popolazione locale le possibilità di usufruire del sistema scolastico, sanitario e del sistema di distribuzione degli alloggi. Si arriverebbe addirittura a situazioni paradossali: madri di Hong Kong prive di posti letto per partorire poiché occupati da cinesi continentali benestanti, in grado di pagare «fior di milioni per poter far nascere loro figlio come hongkonghino e non come “semplice” cittadino della Repubblica Popolare». Insomma, quella che nella rappresentazione ideologica doveva essere l’eccezione borghese da riportare all’austera ed egualitaria disciplina della Repubblica Popolare sarebbe ora presa d’assalto da una nuova borghesia emergente e proveniente proprio dalla Cina continentale, che così facendo acuirebbe ulteriormente le preesistenti divisioni sociali.
E pensare che c’è ancora qualcuno che pensa di risolvere la faccenda come conflitto tra comunismo e capitalismo…