LORO E NOI - 27/08/2019
 
Rosponi, rospetti e sante alleanze

Su la Repubblica del 25 agosto Matteo Pucciarelli titola: «Marxisti per Conte: da D’Alema al Prc, la sinistra che vuole baciare il rospo».
Altan, il 24 agosto, sempre su Repubblica, in una sua vignetta raffigura un enorme rospo con la croce al collo, mentre un Cipputi sconsolato dice: «Dobbiamo ingoiare dei rospetti, se no il rospone ci ingoia a noi».
Già affermare (per quanto, si spera, con buona dose di ironia) che opportunisti del calibro di D’Alema e compagnia siano marxisti, ci dà un senso di fastidio non indifferente.
Ma che all’orizzonte si profili, e possa essere auspicata da non pochi soloni della borghesia “progressista”, la nuova santa alleanza contro il super-nemico di tutto ciò che si definisce “sinistra”, questa volte nelle vesti del leghista Salvini, capace con la sua sola minacciosa presenza di azzerare ogni discriminante di classe, ogni esigenza di coerenza nella difesa degli interessi della classe operaia, è qualcosa che ci provoca, se possibile, ancora più il voltastomaco. Salvini ha fornito la faccia e la voce ad un degrado sociale e politico che tra le sue radici ha l'assenza di una ampia e durevole lotta da parte della classe lavoratrice, autentico e vitale fermento, la cui mancanza lascia campo libero, anche tra lo stesso proletariato, a tutte le tossine, i veleni, i fenomeni di abbrutimento di una società capitalistica putrescente.
Consequenziale espressione di frazioni borghesi immerse in questa sordida stagione, il capo leghista si è dato da fare per calcare ancor più la mano sul becero egoismo piccolo-borghese oggi dilagante, per sdoganare campagne razziste, per dare libero sfogo alle più squallide narrazioni demagogiche. Il tutto con l'effetto di ingannare, dividere il proletariato, contribuendo a nascondere ad esso i propri veri nemici di classe, i propri autentici compiti di classe.
Ma basta volgersi al recente passato per constatare come quelli che oggi si presentano come l'alternativa civile e democratica al rospo leghista non abbiano nulla da invidiare a Salvini e soci in quanto a curriculum anti-proletario. Basti solo pensare al Jobs Act del Pd renziano o alle politiche sull'immigrazione del Governo Gentiloni-Minniti (senza dilungarci sulle esperienze dei consunti figuri forzaitalici oggi tornati sotto uno spicchio di luci della ribalta).
Lo sappiamo, se mai l'Esecutivo di “salvezza nazionale” dovesse diventare una possibilità concreta, il nostro coerente e consapevole rifiuto di concedere il benché minimo credito ad un Governo borghese, come quelli che lo hanno preceduto, ci varrà risentite accuse e sprezzanti giudizi da parte di tutta una sinistra così pragmatica e realista da sacrificare all'altare del proprio realismo il concetto stesso di classe e di lotta di classe. Saremo additati come “la sinistra che è così sinistra da virare verso destra”, come quegli stolti (se non peggio...) estremisti che, non volendo ingoiare “il rospetto”, danno il loro apporto al ritorno del fascista “rospone”, sbaciucchiatore di croci e rosari. Ma tra i nostri compiti essenziali figura l'impegno per dare un contributo, per quanto umile, all'educazione della nostra classe alla comprensione delle dinamiche storiche della propria sottomissione, alla coscienza dei propri interessi e del percorso della propria emancipazione. Potrà dispiacere a qualcuno, ma ingannare i lavoratori distinguendo i comuni nemici di classe in rospetti e rosponi, in peggio e meno peggio, sulla base della supina accettazione di schemi ideologici borghesi, non rientra in questi nostri compiti.
L'unico vero rospo è il mondo politico borghese, in tutte le sue componenti e sfaccettature.
Ed è un grande, mostruoso rospo, velenoso, viscido e maligno.
Non lo baceremo mai.
Anzi, quando ne avremo la forza lo schiacceremo.