LORO E NOI - 19/08/2019
 
Lapsus calami

Due esponenti di Fratelli d'Italia hanno inviato una lettera a Il Foglio (9 agosto). Il loro intento è ribattere al giornale che da sempre ha mostrato poco gradimento per il fenomeno sovranistra/populista e che si propone come centro ideale di raccolta di un mondo politico liberale alternativo alla «destra truce».
Al di là dei colpi di fioretto retorici in una sfida tra conservatori variamente declinati, ciò che fa riflettere è il blocco sociale evocato dai dirigenti di Fratelli d'Italia. I fieri sostenitori di «valori eterni» (l'eternità, l'immutabilità eterna di valori è qualcosa che dovrebbe sempre insospettire chi affronta i nodi della vita politica in una prospettiva storica che non teme e non nega il mutamento dei rapporti sociali, ma cerca di comprenderlo e, laddove possibile, indirizzarlo), tra cui fa bella mostra di sé il «popolo», enumerano le figure sociali di riferimento: «C'è un'Italia di produttori, di piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, agricoltori, partite Iva, liberi professionisti, risparmiatori, piccoli proprietari di immobili, personale sanitario, giovani laureati al bivio tra l'andarsene e il rimanere, e molti altri ancora...». Data questa fisionomia sociale del “popolo”, i provvedimenti che i fratelli italici intendono «regalare» non possono essere certo una sorpresa: riduzioni fiscali, accesso al credito, tutela dei «prodotti di qualità» e contro la concorrenza «sleale» etc.
Nemmeno una parola, del tutto consequenzialmente, su temi quali aumenti salariali, riduzione dell'orario di lavoro, tutele contro l'accentuarsi della precarietà per i salariati etc.
Insomma, salvo non rientrino nella sbrigativa e conclusiva formula dei «molti altri ancora» (o non figurino in blocco, per comodità di sintesi, tra il «personale sanitario»), operai, lavoratori salariati di ogni settore non figurano tra le fila, sicuramente non tra quelle più meritevoli di esplicita menzione, del celebrato ed eterno “popolo”. Il cui profilo prevalentemente piccolo-borghese e la cui santificata tutela rappresentano uno di quei caratteri costanti della sfera politica del capitalismo italiano – fascismo compreso – che sono in effetti quanto di più vicino al concetto di eterno la realtà storica può contemplare. Per parafrasare una grande opera politica allegorica, nella fratellanza italica qualcuno è evidentemente più fratello di altri.
Ciò che va segnalato infine è che questa dimenticanza è tanto più significativa quanto, con ogni probabilità, soggettivamente del tutto innocente.
La classe lavoratrice, il proletariato, è semplicemente scomparso dall'orizzonte visivo dell'insieme delle forze politiche borghesi. Questo è il destino del lavoro salariato nella sfera politica del capitale: se non dà segni di vita e di lotta nei rapporti sociali, se non diventa un “problema”, un soggetto scomodo con cui la borghesia deve fare i conti, se non obbliga la borghesia a tenere conto delle proprie esigenze e delle proprie rivendicazioni, la sua concreta e fondamentale esistenza di sfruttamento – su cui si fonda l'intera impalcatura della società capitalistica – si traduce in una non esistenza politica.
Senza una lotta che riesca ad imporsi all'attenzione della classe dominante, il lavoro salariato è destinato a ricomparire d'improvviso nel dibattito e nei maneggi della politica borghese solo quando è il momento di mettere mano ad un nuovo giro di vite nell'oppressione di classe (Jobs Act docet), per poi scomparire nella quotidianità di un sistemico e invisibile sfruttamento.
Certo, nei momenti di ripresa della lotta di classe dal mondo politico borghese arriveranno altre minacce: i retori del “popolo” senza classi e senza, quindi, l'ingombro degli interessi e delle contraddizioni della classe operaia, i disinvolti praticanti dell'indifferenza verso la condizione proletaria, lasceranno spazio agli opportunisti, agli ingannatori specializzati nell'inganno nei confronti della classe lavoratrice, tornata centrale nell'attenzione politica, e nella repressione, capitalistica. Ogni fase della lotta di classe e dei rapporti di classe del capitalismo ha i propri specifici caratteri, condizioni, compiti e sfide. Oggi è necessario che la nostra classe si sollevi da una condizione di prostrazione tale da non renderla nemmeno destinataria delle truffaldine promesse elettorali dei vari e variamente riverniciati “amici del popolo”.