LORO E NOI - 21/06/2019
 
Marx, i robot e i moderni luddisti borghesi

«In Italia a rischio un posto su seiColpa dei robot”». Così ha titolato La Stampa del 26 aprile.
Il Giornale online del 15 maggio ha addirittura attribuito una nazionalità alla robotica nemica del lavoro umano: «Un robot italiano conquista Amazon. E fa licenziare migliaia di persone».
La Lettura, supplemento culturale del Corriere della Sera, del 19 maggio, ha invece salutato l’avvento del «robot empatico» e della «robotica sociale». Insomma, o tutta colpa dei robot “cattivi” e licenziatori o commoventi scenari di umanità artificiale grazie all’avvento del robot “buono”.
Si potrebbe liquidare tutta la faccenda col rilevare come tanto la demonizzazione della macchina quanto la sua esaltazione “sociale” siano baggianate se sottratte all’inquadramento in una specifica formazione economico-sociale e in specifici rapporti di classe. Ma probabilmente questa conclusione non terrebbe conto di una valenza politica che le suddette baggianate oggettivamente rivestono.
Il luddismo, la ribellione distruttiva dell’operaio contro la macchina, percepita come il nemico, è stata individuata dal marxismo come un passaggio storico, una fase iniziale della storia della classe operaia e delle sue lotte. «Ci voglion tempo ed esperienza affinché l’operaio apprenda a distinguere le macchine dal loro uso capitalistico, e quindi a trasferire i suoi attacchi dal mezzo materiale di produzione stesso alla forma sociale di sfruttamento di esso». Così scrive Marx nel libro primo del Capitale.
Ma il luddismo dei mass media borghesi di oggi non è la riedizione di una spontanea e “primitiva” reazione operaia. Al contrario, è una volgarizzazione ideologica tagliata su misura degli interessi della classe dominante e che, come la sua gemella, l’esaltazione della scienza e della tecnologia avulse dai rapporti di produzione capitalistici, serve proprio ad ostacolare l’acquisizione proletaria della consapevolezza della distinzione tra la macchina e il suo «uso capitalistico».
Serve a dirottare, deviare, neutralizzare, il disagio e la reazione della classe operaia di fronte alle contraddizioni che non sono fatalmente inscritte nella macchina e che tanto meno sono risolvibili da un utilizzo “sociale” della macchina stessa nella società capitalistica.