LORO E NOI - 31/05/2019
 
La salute non ha prezzo?

Dal 2013 al 2015, come riferito dal sito de la Repubblica del 12 maggio, almeno 20 case farmaceutiche hanno fatto cartello per aumentare il costo di un centinaio di medicinali generici, tra i quali alcuni anche contro il cancro e il diabete.
Il caso è venuto recentemente alla luce negli Stati Uniti, dopo un'indagine durata cinque anni, costellata di intercettazioni, mail, sms e testimonianze di ex dipendenti delle aziende farmaceutiche coinvolte.
Tra queste risulta esserci anche la Teva Pharmaceuticals, il più grande produttore mondiale di farmaci generici.
D'altra parte il cartello all'interno di un settore è possibile solo se grandi gruppi scendono in campo e stabiliscono accordi sottobanco per aumentare in questo modo il prezzo di una merce ben al di sopra del suo valore reale.
E' una contraddizione ineliminabile del mercato capitalistico già individuata da Lenin nel suo studio sull'imperialismo: la concorrenza, dialetticamente, produce il suo opposto, il monopolio.
Che la merce soddisfi un bisogno primario, come il cibo, l'acqua o un medicinale, piuttosto che uno voluttuario è indifferente dal punto di vista del capitale, e questa ne è l'ennesima e amara dimostrazione.
In alcuni casi infatti i prezzi sono stati gonfiati addirittura di dieci volte.
La politica borghese, le azioni legali intraprese in questo caso da una quarantina di Stati all'interno degli USA, non potranno mai eliminare il problema alla radice.
Pochi giorni prima il Fatto Quotidiano (edizione online dell'8 maggio) riporta l'ultimo rapporto Oxfam da cui emerge che ben due miliardi di persone non hanno accesso ai farmaci e che, solo nel 2017, tre milioni di bambini sono morti per non aver avuto accesso a vaccini e farmaci di base.
Parafrasando Amadeo Bordiga, possiamo in tutta tranquillità riaffermare che mai la merce curerà l'uomo.