Te Deum
L’edizione del 18 aprile de La Stampa fornisce indubbiamente diversi spunti interessanti. A cominciare dall’articolo di Alberto Mingardi a pagina 25, in cui si trae una gustosa lezioncina dalla notizia delle donazioni effettuate dai grandi nomi della borghesia per la ricostruzione della cattedrale di Notre-Dame. Il «gotha del capitalismo francese» si è mobilitato senza attendere appelli (precisazione ribadita a breve distanza nel corso dell’articolo), delineando una modalità di intervento del capitale privato a beneficio dell’interesse collettivo riproducibile su altri versanti. Ma attenzione! Questo non avverrà se i capitalisti continueranno ad essere considerati «bancomat che camminano» e se i loro generosi contributi alla comunità non riceveranno il giusto «apprezzamento sociale». Sempre sul tema dell’incendio di Notre-Dame e della tutela dei luoghi di culto e del patrimonio storico della Chiesa, si è espresso, a pagina 13, il
cardinale e presidente dei vescovi europei Angelo Bagnasco. Il porporato, di fronte al problema dei «costi altissimi» della manutenzione, ha cautamente aperto all’opzione dell’ingresso a pagamento nelle chiese al di fuori delle celebrazioni.
A pagina 17, un sintetico specchietto riporta alcuni dati significativi su “Big Pharma”, i «colossi mondiali della farmaceutica»: il fatturato del settore (oltre 1.100 miliardi di dollari) è in crescita costante , con previsioni a 1,3 trilioni entro il 2020 (tasso di crescita annuale superiore al 5%). Ma questi successi hanno un altro lato della medaglia (che influisce non poco sugli sfavillanti successi di questi gruppi): l’organizzazione umanitaria Oxfam stima in 3,7 miliardi le entrate annuali che, nel triennio 2013-15, nove Paesi avrebbero dovuto incassare come imposte sui guadagni di quattro grandi imprese, ma mai ricevute.
Unendo i puntini sparsi in questo numero dello storico quotidiano di casa Fiat, si può, come in un classico passatempo delle riviste di enigmistica, comporre un organico e riconoscibile disegno, capace di integrare una valida, e soprattutto innovativa, politica sociale: il livello attuale di “tolleranza” fiscale, di riconoscimento politico, nei confronti del capitale evidentemente non è ancora sufficiente a smuovere la sua nobile coscienza civile, occorrono ancora più tangibili segni della gratitudine collettiva, che siano quindi i lavoratori salariati, i proletari in attività e in pensione, a continuare, e sempre più, a fungere da «bancomat che camminano» (lo fanno da tempo immemorabile ed è bene che certe competenze acquisite da così lunga pratica non vadano perdute…). Questo nobile contratto sociale, fondato sulla filantropia dei capitalisti e sulla doverosa gratitudine dei proletari, potrebbe infine essere suggellato da un solenne Te Deum di ringraziamento, nella restaurata
cattedrale, rivolto al dio-capitale.
Per i proletari ingresso con biglietto.
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