LORO E NOI - 30/03/2019
 
Infortuni sul lavoro: un patto di classe pagato dal proletariato

Gli incidenti sul lavoro colpiscono brutalmente la nostra classe, il proletariato deve fare i conti con una classe padronale avida di profitto e pronta a sacrificare ad esso la sicurezza sul lavoro. Molto spesso imprenditori, che siano grandi o piccoli o multinazionali, addebitano la colpa di un infortunio alla negligenza del lavoratore. Nella peggiore delle ipotesi il lavoratore salariato, purtroppo, ci rimette la vita in nome del profitto, in altre occasioni meno nefaste oltre all'infortunio il lavoratore viene anche sanzionato, appunto perché accusato dalla classe padronale di scarsa attenzione. Questa è la cruda realtà di un proletariato che deve non solo aumentare la produttività a fronte di un salario sempre più basso, ma deve anche sobbarcarsi la responsabilità di un eventuale infortunio sul lavoro. La logica imprenditoriale, sbandierata come ispirata ad un severo e rigoroso realismo, è “se sbagli paghi”, ma in realtà, nei rapporti di classe, una sola parte paga davvero, e non solo una volta. Il dramma degli infortuni o incidenti sul lavoro non solo non accenna a scomparire nella cosiddetta era dell'industria 4.0, ma il peggioramento e la precarizzazione delle condizioni lavorative si riflettono con terribile puntualità anche su questo aspetto del rapporto tra capitale e lavoro. È proprio in questo scenario di generale precarizzazione, non solo in termini strettamente contrattuali, ma che investe nel complesso la condizione proletaria sempre più soggetta a rischi e a incertezze per il futuro, che l'attuale Governo giallo-verde ha deciso di peggiorare ulteriormente le condizioni del lavoratore che subisce un infortunio. Su la Repubblica (edizione online), del 26 febbraio (Federico Formica, “Infortuni sul lavoro: così i soldi destinati alle vittime finiranno all’Inail”), vengono riportati alcuni cambiamenti legislativi che prospettano una ulteriore penalizzazione del lavoratore infortunato a favore delle aziende e soprattutto delle casse dell'Inail: «Un comma della legge di Stabilità consente all'ente di rivalersi sul responsabile dell'incidente “a qualsiasi titolo”. Pur di recuperare la cifra spesa, Inail può intaccare le somme destinate a chi ha subito l'infortunio». Viene modificata la modalità con cui l'ente pubblico poteva recuperare le somme di denaro che servivano non solo per risarcire l'infortunato ma anche per mantenere i conti dell'Inail in attivo. Federico Formica illustra, avvalendosi delle valutazioni di un giurista, come è cambiata la legge: «Pur di recuperare quanto erogato, Inail potrà pretendere anche cifre che non ha mai versato, come quelle relative ai danni morali. Il risultato? La vittima dell'infortunio potrebbe non riscuotere mai quel denaro». Fermo restando che il danno morale continua ad essere a carico del datore di lavoro, ecco come sono cambiate le cose: il danno morale viene pagato dall’imprenditore ma i soldi, anziché andare alla vittima finiscono direttamente nelle casse dell’ente pubblico, né – e questo è un dato fondamentale – «il datore può essere obbligato a pagare in più rispetto a quanto stabilito dal giudice». Il risultato finale: «Ed è così che il danno morale non arriva nelle tasche del lavoratore infortunato, perché la legge consente a Inail di recuperare quanto speso a qualsiasi titolo». Ci sembra già di vederlo il civilmente indignato broncio imprenditoriale, spesso ad uso delle maestranze, per l’ennesima iniqua gabella che lo Stato, la “politica” sanguisuga (uno Stato senza alcuna connotazione di classe, socialmente del tutto autoreferenziale) impone tanto a imprenditori quanto a lavoratori dipendenti, accomunati dalla sottomissione ad un potere pubblico nemico di entrambi. Ma basta scavare un pochino sotto la superficie e ancora una volta questa pantomima mostra tutta la sua inconsistenza e la sua volgare funzione di diversivo per i giusti risentimenti della classe lavoratrice, unica vera vittima sociale di padroni e Stato. L’esperto citato dal quotidiano illustra una situazione, una convergenza che è andata definendosi anche con le leggi di Stabilità degli anni precedenti: «La legge appena approvata ha ridotto ancora di più i premi assicurativi versati dalle imprese a Inail: fino a 1,5 miliardi di euro in tre anni. Per bilanciare questi tagli sono state quindi previste misure come questa». Padroni ed enti pubblici si sono nei fatti accordati – sconti agli uni e più potere di riscossione agli altri –  il tutto a spese dei lavoratori.
A questi ultimi spetterà ancora una volta pagare per sorreggere, finanziarie, alimentare, puntellare lo Stato dei padroni.