LORO E NOI - 14/02/2019
 
Quando sussidio di povertà e salario si fanno concorrenza

Il reddito di cittadinanza è un pastrocchio interclassista pagato dalla classe operaia, nel segno della puntuale riproposizione di un impianto tipico del capitalismo italiano (non senza, come da copione, ragguardevoli vantaggi diretti per le stesse imprese).
Eppure questa elementare verità stenta a farsi largo nel dibattito politico, segno delle condizioni di debolezza in cui versa la nostra classe e le sue organizzazioni.
Di ben altro segno sono le altre critiche, più frequenti, visibili e sponsorizzate. Critiche che mettono in luce la natura e gli interessi di classe dei loro fautori.
La palma della spudoratezza non può finora che spettare, noblesse oblige, a Confindustria.
Pierangelo Albini, direttore dell'Area Lavoro e Welfare dell'organizzazione padronale, ha avuto modo, nell'audizione in commissione Lavoro al Senato, di mettere il dito in quella che sarebbe la piaga (Il Sole 24 Ore edizione online, 4 febbraio): il rischio è che si scoraggi il lavoro, dato il «livello troppo elevato del beneficio economico» per una singola persona (massimo 780 euro al mese) a paragone degli 830 euro netti mensili che costituirebbero «lo stipendio mediano dei giovani under 30» (si tratta, quindi, di giovani adulti che possono benissimo avere una famiglia da mantenere, un mutuo, tutte le spese che di norma gravano sul'esistenza di un lavoratore, giovane o meno giovane che sia) .
Insomma, lo scandalo è che il “beneficio economico” si avvicina troppo allo “stipendio mediano”, non che quest'ultimo è ad un livello scandalosamente basso. Poveri industriali, in che mondo sono costretti a vivere! Alle continue vessazioni di cui sono vittime si aggiunge oggi l'ennesimo affronto: il sussidio contro la povertà è così vicino al salario da povertà da rischiare di rendere un po' più difficile trovare chi è disposto a spaccarsi la schiena per una miseria. Che la Cassandra confindustriale si tranquillizzi: in assenza di una ripresa della lotta di classe proletaria, il pastrocchio populista non priverà certo i padroni del serbatoio di forza-lavoro da spremere a piacimento. E sui livelli vergognosi dei salari in Italia non deve temere ingerenze né da parte dei ruspanti populisti né degli ex rottamatori di destra e sinistra, tutti accomunati dall'appartenenza al mondo politico borghese e nella sudditanza al dio capitale.