Voglia d'opportunismo
La ricchezza mondiale continua a polarizzarsi. E la cosa fa notizia, o quasi. Sulla versione online del Sole 24ore del 21 gennaio veniamo così a sapere che nel mondo 26 persone posseggono la ricchezza di 3,8 miliardi di persone. Niente di nuovo, verrebbe da dire, se non che a questa notizia cominciano ad affiancarsene altre, riportate non da giornali tradizionalmente "di sinistra", quelli dell'opportunismo "classico", per intenderci, ma dalle cosiddette testate giornalistiche dei "salotti buoni".
Infatti, il Corriere della Sera, versione online del 19 gennaio, riporta un articolo a firma di Pierluigi Battista sul caporalato che colpisce i lavoratori immigrati del Sud Italia.
Tale fenomeno viene definito come un "nuovo schiavismo" sul quale lo Stato italiano mantiene un imbarazzante silenzio. Battista inoltre lamenta la perdita di una parte del "nostro passato" in cui la sinistra, ma anche una certa destra, comunque si impegnava per aiutare i lavoratori, senza contare in questo l'azione importante svolta dal solidarismo cattolico.
Colpisce che in questa disanima ritorni il concetto di "lavoratore" (parola che sembrava essere stata "bandita" dal dibattito pubblico), lamentando inoltre la mancanza di un sindacato capace di rappresentare gli interessi dei salariati e di difenderne le frange più deboli.
Poi arriva Avvenire, quotidiano cattolico, che sulla prima pagina del 22 gennaio afferma la necessità di tasse più eque, per una ridistribuzione della ricchezza: «Al mondo diseguale servono giuste tasse».
Vari intellettuali borghesi, sempre più spesso, lamentano la mancata gestione di fenomeni sociali caratterizzati dalla forte polarizzazione della ricchezza, piangendo al contempo la scomparsa o l'annichilimento delle tradizionali organizzazioni sindacali, capaci un tempo di difendere gli interessi dei lavoratori, soprattutto degli strati più poveri e ricattabili.
Che si voglia forse porre le basi di un nuovo opportunismo, magari guidato da un'indebolita Chiesa cattolica che in questo vede degli spazi di manovra, apertisi proprio a causa della crisi delle tipiche organizzazioni tradeunioniste e opportuniste?
È troppo presto per trarre giudizi in tal senso, sta di fatto che l'opportunismo, dato da molti come morto e sepolto, può sempre risorgere, in forme storicamente nuove e con varianti "spurie".
I marxisti devono quindi essere pronti a combatterlo e denunciarlo, analizzandone l'emergere in tutte le sue eventuali forme, nell'interesse degli stessi lavoratori e per una vera autonomia di classe.
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