LORO E NOI - 26/01/2019
 
Una rivoluzionaria in Giappone

Il Giappone, lo sappiamo, è un Paese lontano, un Paese la cui sovrastruttura presenta tratti, caratteristiche, peculiarità distanti dal mondo politico europeo. Colpisce ancora di più quindi l'intervista rilasciata al Corriere della Sera (2 gennaio) dalla governatrice di Tokyo, Yuriko Koike, «la prima scardinatrice che ha fatto politica e carriera ribaltando le aspettative, nella (forse) più immutabile e rispettosa democrazia del mondo».
La Koike governa una delle metropoli più importanti del pianeta, 35 milioni di abitanti e un Pil pari a quello della Turchia, una metropoli che ospita le sedi di significativi gruppi industriali e finanziari del mondo, pronta ad organizzare le prossime olimpiadi, l'evento sportivo-affaristico del 2020.
Il suo slogan è «Prima i cittadini di Tokyo», uno slogan volto a sintetizzare il progetto amministrativo per la capitale: «basare la politica sui cittadini, non sulle grandi industrie, sugli interessi consolidati, come faceva la vecchia politica. Avere i cittadini al centro».
La Koike è la prima donna della storia del Giappone diventata ministro della Difesa, e ora prima governatrice di Tokyo.
Una donna potente che, grazie all'appoggio di importanti componenti borghesi, ha fondato, dopo essere uscita dal partito liberaldemocratico, un movimento politico capace di conquistare la capitale, e di provare a sfidare il dominio del premier Abe, e del suo partito, alle ultime elezioni nazionali.
Per il Corriere, la Koike è soprattutto una donna «capace di autentiche rivoluzioni come quando, da ministro dell'Ambiente, ha fatto togliere la cravatta d'estate ai manager e impiegati per risparmiare sull'aria condizionata».
Anche nel lontano Giappone ormai, per essere definiti rivoluzionari basta poco. Basta far togliere la cravatta a qualche manager, in nome del popolo e contro i poteri forti.