Benvenuto nel capitalismo, monsieur Hulot
Le dimissioni del ministro francese per la transizione ecologica, Nicolas Hulot, hanno ottenuto un notevole risalto nel panorama politico e mediatico transalpino. Hulot, figura diventata popolare come paladino dell'ambiente, aveva sempre respinto le offerte provenienti dal mondo politico «fino a quando non sono arrivate quelle dell'inquilino Macron, che lo ha convinto puntando su quel "superamento tra destra e sinistra" diventato ormai il marchio di fabbrica di En Marche!» (HuffPost, 28 agosto). La scelta di abbandonare il Governo sarebbe maturata, secondo Libération, con la scoperta che il "macronismo" è «infiltrato dalle lobby economiche», che gli «interessi privati, ben rappresentati nel governo francese» hanno influenzato e ridimensionato i progetti ecologisti, che l'azione governativa è condizionata dalla «grande lobby delle aziende» (Internazionale, 31 agosto/6 settembre).
Benvenuto nel capitalismo, ex ministro Hulot!
Siamo di fronte ad un ingenuo idealista, un Don Chisciotte in salsa verde fornito di nobile orgoglio ma sprovvisto di senso della realtà o ad un furbastro pronto a capitalizzare l'aura romantica di prode sconfitto? Non ci interessa rispondere a simili interrogativi sul piano individuale. Quello che conta è sottolineare ancora una volta una basilare lezione storica: non si può governare il capitalismo aggirandone le essenziali contraddizioni, i suoi limiti strutturali; non si può superare il capitalismo rimanendo nel capitalismo. L'illusione di un capitalismo che cessa di essere tale pur rimanendo pienamente in vigore può essere mascherata con lo sloganistico appello al superamento di destra e sinistra (categorie che, slegate dalla concezione scientifica di classe, non contraddicono per nulla la conservazione del sistema vigente), con il dito puntato contro una sola variante capitalistica (è il caso dell'attacco di Libération al liberismo di Macron). Ma rimane illusione grave
e spietatamente ingannatrice, che ha corrotto e stritolato esperienze e movimenti ben più grandi e significativi della parabola di monsieur Hulot.
|